Un ragazzo disabile è stato pubblicamente schernito da due operatori della Croce Bianca di Arezzo. Per la precisione uno si burlava di lui, punzecchiandolo con un ombrello vicino alle orecchie e sulle guance, mentre l’altro non solo non interveniva, ma anzi filmava l’accaduto. In seguito pubblicherà il filmato su Instagram, trovandolo divertente. Claudio Rampini, tra i responsabili della Croce Bianca aretina lo ha definito “uno scherzo”. Il filmato è stato repentinamente rimosso e si potrebbero esserci provvedimenti punitivi nei confronti dei due operatori coinvolti nella vicenda.

Il cyberbullismo

Di recente, non è raro assistere a ridicolizzazioni via web: sono sempre più frequenti i casi di disabili maltrattati o ragazzini malmenati a scuola o di ragazze umiliate sul web che devono, contro la propria volontà, sorreggere il peso di una enorme quantità di persone che diventano gli attenti spettatori di un pubblico scherno. Nell’eventualità - ormai comunissima - che il video finisca su un social network, allora bisogna considerare che il video è anche soggetto a commenti e, se alcuni rimproverano la maleducazione degli artefici, altri si lasciano andare a commenti che in alcuni casi prendono la forma di vere proprie offese. Il cyberbullismo si è evoluto negli anni passando da un fenomeno poco diffuso ad una pratica che, purtroppo, si è inserita nei contesti relazionali tanto quanto il bullismo non cibernetico, avendo in comune con esso il fatto di produrre conseguenze tangibili nel mondo reale.

Questo fenomeno può essere facilmente compreso se si considerano i social network per quello che sono: una piazza (virtuale), dove alcuni discutono, si informano e fanno amicizia e altri si prendono gioco dei più deboli.

La piazza virtuale

Il contesto della piazza richiama alla psicologia delle folle di Gustave Le Bon: in un certo senso il web crea un alone di anarchia che fa compiere alle persone le azioni più efferate, convinte che non siano deprecabili, non siano punibili e non siano, insomma, reali.

Secondo il celebre psicologo, antropologo e sociologo la massa: “crea un inconscio collettivo attraverso il quale l'individuo si sente deresponsabilizzato e viene privato dell'autocontrollo”

Il successo di tale pratica meschina risiede, infatti, nella distanza fisica e mentale fra le persone al momento della condivisione: chi bullizza qualcuno sul web non è in grado di prevedere cosa possa accadere e chi possa vedere quel filmato o quell’insulto: l’imprevedibilità del web può oscillare da una notizia - ignorata quasi da tutti - ad un video, una foto o un commento che diventa virale: il contenuto viene condiviso così tante volte su differenti canali che è quasi impossibile cancellarlo dal web.

Le conseguenze di atti di questo tipo sono sempre più spesso nefaste e legate a storie di esclusione dalla società e suicidi ed è sempre triste assistere a tali notizie, specialmente se le persone a perpetrare il fatto sono quelle deputate a soccorrerci.