La Sicilia è una Regione a statuto speciale, dove di speciale c'è anche la capacità di molte aziende anche multinazionali, comprese le amministrazioni di tante città, a non pagare quanto dovuto.
C'è un posto di rilievo in Sicilia che nessuno vuol più occupare, è quello di responsabile dell'ufficio che persegue i grandi evasori. L'ultimo dirigente seduto su quella scomoda poltrona, si è suicidato sul posto di lavoro circa un anno e messo fa, dopo aver scritto un messaggio al suo superiore, di aver scoperto cose molto gravi e da quel momento nessuno più ha voluto prendere il suo posto.
52 mld di euro evasi
Lo racconta oggi alla commissione antimafia, lo stesso amministratore unico della riscossione siciliana, Antonio Fiumefreddo. Del quadro aiuta a comprendere perché quella sedia sia destinata a rimanere vuota ancora. Gli esattori siciliani negli ultimi 10 anni non hanno riscosso 52 miliardi di euro di tasse. Ogni anno di questi 5,2 mld di tasse che dovrebbero mettere in cassa, riescono a riscuotere solo 480 mln di euro, appena l'8% del dovuto. 30 mld di quei 52 oramai sono inesigibili, perché prescritta l'azione di riscossione.
Nella lista dei grandi evasori siciliani ci sono società private nei più svariati settori, dall'ortofrutta alle onoranze funebri, dalle carni agli appalti.
Enti pubblici e comuni, con Catania in testa che deve al fisco 19 mln di euro. E poi c'è la Libera Repubblica del petrolio siciliano. Le piattaforme petrolifere al largo delle coste siciliane che, a sentire Fiumefredo, non hanno mai versato un centesimo di tasse, perché nessuno è mai andato a chiedere. Così è almeno si sarebbero giustificate le multinazionali del greggio che però poi hanno negato gli accessi alle piattaforme, rifiutandosi di fornire anche qualsiasi informazione utile a censire i siti di estrazione attivi nel canale di Sicilia.
Una situazione paradossale
Una situazione paradossale, un tassello di un puzzle fatto di inefficienze e collusioni, di resistenze fortissime e di sostanziale impunità. L'anarchia fiscale in Sicilia, comincia già dalla notifica. Nella sua denuncia di oggi in antimafia il capo degli esattori siciliani racconta: "gli ufficiali giudiziari subiscono la presenza di forze criminali sul territorio".
Così Fiumefreddo spiega che ci sono città come Barcellona Pozzo di Gotto, Gela, dove non sono corretti neppure gli indirizzi ed è quasi impossibile rintracciare gli evasori per consegnare un'ingiunzione di pagamento o un decreto. Poi quando si riesce a superare il primo ostacolo, accade anche che di imbattersi in presidi mafiosi in cui, parole di Fiumefredda, non si entra e non si notifica!