Questo 15 febbraio si è tenuta presso la sede di ENIT a Roma una conferenza stampa per il lancio di "Fico" (Fabbrica Italiana Contadina) che aprirà a Bologna nel prossimo mese di ottobre. Era presente anche Oscar Farinetti, imprenditore noto per aver lanciato ormai dieci anni fa Eataly, un marchio dell'eccellenza gastronomica italiana nel mondo. A margine della presentazione Blasting News lo ha intervistato in esclusiva. Ecco cosa ci ha detto.

Farinetti, lei sostiene di voler far sì che gli italiani si sentano fortunati a essere nati in Italia, come intende fare?

"Raccontando e facendo vedere alle persone la meraviglia dell'agro-alimentare italiano, mostrando come nasce il pane, la pasta, i salumi fatti all'italiana. Dobbiamo far vedere i paesaggi che stanno intorno a tutto ciò, i quali spesso sono stati disegnati dai contadini. In un contesto così uno deve fermarsi e dire "Che fortuna essere nati qui". Chi ha avuto fortuna nella vita deve dedicarne un po' agli altri e lo si può fare anche parlando bene del nostro paese, in Italia che e nel mondo, dandosi da fare per migliorarne le sorti".

'Ho quasi 300 lavoratori migranti, spesso lavorano meglio di noi'

Nei suoi punti vendita Eataly c'è un'alta percentuale di lavoratori migranti, può dirci i numeri esatti?

"A Eataly lavorano 18 rifugiati politici e 273 extracomunitari su un totale in Italia di poco più di 2000 dipendenti. Poi a questi vanno aggiunti tutti quelli delle aziende agricole, in campagna abbiamo nove aziende che fanno vino, con molti maghrebini: persone straordinarie che si sono integrate benissimo. Ne sono orgoglioso.

Eataly è un esempio di passaggio dall'integrazione all'interazione: questi hanno portato i loro valori. Ad esempio la comunità dei panettieri di Eataly a Torino è di rumeni, loro lavorano benissimo e hanno imparato così bene il savoir faire italiano nella panificazione che oggi sono più bravi di noi.

Suggerisco a tanti giovani italiani di imparare dei veri mestieri perché spesso è difficile trovare altri posti di Lavoro: in futuro sarà pagato meglio un macellaio che un direttore marketing per il semplice fatto che nessuno vuol fare il macellaio e tutti invece il direttore marketing."

'Italiani tornino a imparare mestieri. Lavoro non si crea per decreto, serve più fiducia'

A proposito di mercato del lavoro in Italia, è ottimista guardando al presente e al futuro?

"Io sono sempre ottimista, viviamo nel nord del mondo che è attaccato alle nuove tecnologie. L'intelligenza artificiale gradualmente sta sostituendo noi umani nel lavoro, abbiamo cominciato con coi caselli autostradali, i benzinai, i bancomat e pian piano questa cosa cresce togliendo lavoro.

Quindi come paese dobbiamo organizzarci e investire nelle nostre vocazioni: agro-alimentare, moda, design, l'industria di precisione. In campagna se fai agricoltura biologica devi togliere i diserbanti e tornare a zappare, devi eliminare i concimi chimici e quindi spalmare escrementi buoni, c'è insomma bisogno di lavoro, ma facendo un prodotto autorevole puoi venderlo più caro. Puntiamo sulle vocazioni: gli italiani devono imparare i mestieri, anche quelli che sembrano più vecchi".

La Politica cosa può fare per aiutare la ripresa del lavoro? Vuol suggerire una riforma per creare occupazione?

"Intanto ricordo che il lavoro non si crea per decreto legge ma con imprenditori che hanno voglia di investire e rischiare.

La politica deve creare uno scenario tale che agli imprenditori venga voglia di farlo qui, deve facilitare e non complicare. Il problema del paese sono le corporazioni: il sindacato pensa solo ai lavoratori, la Confindustria solo agli imprenditori etc. Invece dobbiamo tutti collaborare. Serve la "riforma della Fiducia", qui non c'è più fiducia. Parlano di Spread, ma chi se ne frega, io vorrei sapere ogni giorno l'indice della fiducia. Basta con il clima di disonestà collettiva e di caccia alle streghe che è contro al lavoro. Dobbiamo fare in modo che comportarsi bene sia considerato figo".