Il Senato ha dato il proprio placet alla riforma della PA, un provvedimento che agli albori - almeno stando a quanto dichiarato dal ministro Madia e da numerosi esponenti del governo Renzi - avrebbe dovuto riscrivere buona parte della previdenza italiana prevedendo tutta una serie di novità. A cominciare da una corposa manovra attinente il prepensionamento statali sino ad una profonda azione da doversi esercitare sulle Pensioni con opzione contributivo donne. Cosa di quanto promesso è stato fatto? Nulla o quasi, nel senso che le pensioni con opzione contributivo donne non sono state toccate e che continuare a sperare in questo strumento appare come una sorta di utopia.
Insomma sin qui la riforma della PA non è intervenuta, ma tiene ancora banco un’ultima speranza: giorno 3 settembre riprenderà infatti al Senato la discussione sul ddl delega di riforma della PA, l’occasione giusta per poter prevedere qualche ritocco e magari mantenere qualcuna delle promesse fatte in passato. Ad aggravare il quadro il fatto che il ministro Madia abbia candidamente ‘scagionato’ la Ragioneria di Stato (RdS) sollevandola da ogni responsabilità: se le pensioni con opzione contributivo donne e altri provvedimenti non sono stati portati avanti o sono stati stralciati la responsabilità è solo del governo Renzi (oltre al caso dell’opzione contributivo pensiamo alla vertenza di Quota 96).