I professori che saranno assunti dal 1° settembre 2015 con la riforma della scuola varata dal Governo Renzi non avranno mai una sede di titolarità. Infatti, i docenti dovranno cambiare sede ogni tre anni a seconda del luogo di ubicazione della Scuola il cui dirigente scolastico avrà conferito loro l'incarico, scegliendoli dagli albi territoriali. Tale meccanismo si applicherà ai docenti stabilizzati a partire dal prossimo settembre e non toccherà i docenti già in ruolo: tuttavia, questi ultimi, dovranno rinunciare, per tutta loro carriera, a fare richiesta di cambio di sede o di classe di concorso.
Mobilità dei docenti nella Buona scuola Renzi: le assunzioni dei precari chiamati dai presidi
Sono queste alcune delle novità contenute nel testo del disegno di legge varato dal Consiglio dei ministri del Governo Renzi lo scorso 12 marzo e trasmesso al Parlamento per la trasformazione in legge. Le nuove disposizioni, la cui approvazione è data per scontata dal Premier Renzi, rappresentano una vera e propria riforma dell'impianto della mobilità dei docenti, così come costruito negli ultimi decenni sulla base della contrattazione collettiva. L'attuale mobilità, infatti, seguendo quanto disposto dalla legge numero 241 del 1990, è slegata da qualsivoglia intromissione arbitraria da parte dei presidi e delle amministrazioni scolastiche.
Discrezionalità e discriminazioni sono, dunque, preclusi ai dirigenti scolastici i quali sono, in tal modo, protetti da responsabilità, anche di tipo penale, derivante da errori di valutazione.
Con il nuovo meccanismo di assunzione nella scuola con la chiamata dei presidi direttamente dagli albi regionali, questi ultimi dovranno semplicemente rendere trasparenti, pubblicandoli, i criteri che seguiranno nella scelta dei docenti.
Ed una volta che avranno provveduto alla scelta, sarà compito del dirigente scolastico stesso quello di pubblicare la motivazione della scelta insieme al curriculum del professore.
I criteri della chiamata dei presidi, quindi, varieranno da istituto ad istituto: non ci saranno, in tal senso, regole valide su tutto il territorio nazionale.
Del resto, lo stesso disegno di legge non indica come avverrà la chiamata o come si risolveranno le contese tra docenti interessati allo stesso incarico. Sarà la discrezionalità dei presidi ad avere la meglio.