Se questo Ddl Scuola non verrà ritirato per lo Stato italiano si rischierà il fallimento a causa delle migliaia di sentenze che i tribunali italiani emetteranno per il mancato rispetto della sentenza della Corte di Giustizia Europea del 26 novembre. In un articolo pubblicato dal quotidiano Libero, in relazione alla sentenza europea che dichiarava illegittima la reiterazione dei contratti a termine nella P.A. per un periodo di tempo superiore ai 36 mesi, viene delineato uno scenario possibile in conseguenza dell'ostinazione di Matteo Renzi ad approvare una riforma della scuola che non solo non risolverà il problema del precariato, ma che di fatto aggraverà la situazione dei conti pubblici già duramente colpiti dalla sentenza della Consulta circa l'illegalità del blocco delle rivalutazioni pensionistiche della riforma Fornero.

E del resto anche anche l'Anief, il sindacato che portò la questione davanti ai giudici europei, torna a Bruxelles per dire ciò che si sta facendo in Italia, mentre nel frattempo ammonisce il governo ad assumere tutti i precari.

Aspettando la Corte Costituzionale

L'ordinamento giuridico italiano è privo di una sanzione efficace per evitare il ricorso continuato alla contrattazione a termine. Nei vari tribunali italiani si stanno susseguendo sentenze tra loro contrastanti, in attesa che si pronunci nel merito la Corte Costituzionale il prossimo 23 giugno 2015 decretando la misura sanzionatoria a carico dello Stato per abuso di questo tipo di contratti. Ma anche solo volendo esaminare la questione del risarcimento per la ricostruzione della carriera, stante l'acclarato danno passato, il risarcimento medio a docente precario si sta attestando a circa 15 mila euro.

In qualche caso il Miur è stato condannato anche al pagamento del doppio dell'ultima retribuzione annuale, ossia 30 mila euro. I conti sono presto fatti al momento di verificare quanti sono i ricorsi pendenti ai giudici del lavoro. Nello stesso articolo di Libero si parla di tre milioni a provincia che farebbero lievitare il conto totale oltre i 5 miliardi di euro.

Facile intuire come con questo Ddl scuola, in caso di suo mancato ritiro, si aprirà una voragine nei bilanci di spesa dello Stato che in via teorica porterebbe al fallimento e di qui al default. A quel punto interverrebbe la Troika commissariando l'Italia!

E' braccio di ferro

Dilaga la protesta dei docenti precari esclusi dal piano straordinario di assunzioni del governo Renzi.

Si moltiplicano le iniziative per ottenere il completo ritiro del Ddl scuola dopo lo sciopero del 5 maggio scorso che ha indotto l'esecutivo a guida PD ad incontrare i sindacati. Giudicati ininfluenti i cambiamenti apportati al ddl di prossima approvazione in rete si propaga l'invito a non votare più il Partito Democratico. Considerando anche i pensionati duramente colpiti dalle ultime riforme e i 13 milioni di giovani che non trovano lavoro, si calcola che almeno 15 milioni di italiani non voteranno PD alle prossime regionali in programma il prossimo 31 maggio 2015. Siamo al braccio di ferro per spodestare Renzi da Palazzo Chigi, con Berlusconi deciso a tornare nell'agone politico. Su Il Sole24ore un articolo spiega come il Cavaliere stia rilanciando il Partito dei Repubblicani cominciando con una convention in Liguria, roccaforte tradizionale di un Pd che ora si vuole annientare.