Matteo Renzi continua ad affermare che, grazie al nuovo contratto a tutele crescenti, i lavori a tempo indeterminato in Italia sono in aumento. L'ultimo rapporto dell'Inps però smentisce categoricamente le parole del Premier e, anzi, gli assestano un colpo che in questo momento così delicato proprio non ci voleva. Le assunzioni a tempo indeterminato, nella realtà dei fatti corroborati dai numeri ufficiali, sono in calo, mentre è in aumento il precariato. Vediamo cosa riporta oggi l'Inps.

Dati primo trimestre 2016: assunzioni in calo

Stando a quanto riporta l'Inps con l'ultimo report ufficiale, le assunzioni nei primi tre mesi dell'anno 2016 sono in netto calo.

Tra gennaio e marzo sono state assunte 1,18 milioni di persone a tempo indeterminato. Anche se sembrano grandi numeri, sono il 12,9% in meno rispetto allo stesso periodo del 2015. A livello annuale invece il calo è ancora più sorprendente: -33,4% di assunti in meno, segno che la riforma del lavoro stenta a decollare.

Calano, seppur in misura inferiore, anche gli assunti a tempo determinato, solo l'1,7% in meno in un anno, mentre i contratti di apprendistato restano praticamente allo stesso livello, facendo registrare un incremento dello 0,1%. Per quanto riguarda invece il cavallo di battaglia di Renzi, ovvero la trasformazione dei contratti da tempo determinato in indeterminato grazie al Jobs Act, arriva un'altra battuta d'arresto: -31,4% nei primi 3 mesi del 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015.

Aumenta il precariato in Italia

Quando è stato annunciato il Jobs Act, le intenzioni principali di Renzi erano di abolire il precariato, o almeno diminuirlo. I fatti però vanno controcorrente. L'Inps ha infatti registrato l'incremento di ben il 45,6% dell'utilizzo dei voucher nei primi tre mesi dell'anno. Il voucher è in sostanza il mezzo migliore per far emergere il lavoro nero, ma crea anche tantissimo precariato perché consiste nel pagamento giornaliero di una prestazione di lavoro, senza alcuna tutela né contributi pensionistici.

Il problema, dicono gli analisti, è che il voucher non viene utilizzato solo quando previsto dalla legge (per esempio lavori di pochi giorni o addirittura poche ore), ma nascondono delle vere e proprie collaborazioni continuative che dovrebbero essere regolarizzate dai contratti a tutele crescenti, ma per pagare meno tasse e contributi si preferisce usare il voucher.

In pratica questo strumento ha sostituito i contratti a tempo determinato che sono stati aboliti.

L'Inps, per fortuna, non vede tutto nero. Una nota positiva c'è, ovvero sono calati anche i licenziamenti: -8,8% nel primo trimestre di quest'anno, di cui -20,1% per quanto riguarda gli apprendisti licenziati, -10,4% di licenziamenti col tempo determinato e -5,3% per quelli a tempo indeterminato. Insomma, in Italia si assume di meno ma per fortuna si licenzia anche meno.