Al contrario delle previsioni iniziali, l'anticipo pensionistico volontario sarà disponibile prima in forma di rendita temporanea anticipata (dal prossimo 1° maggio) tramite i fondi pensione e solo successivamente attraverso l'APE di mercato. È quanto emerge dal concitato dibattito politico sulla situazione del comparto previdenziale, che vede i lavoratori attendere l'arrivo dei decreti attuativi con le istruzioni definitive sulle misure di flessibilità pensionistica. Di sicuro si sa che la RITA non necessiterà di passare per uno specifico DPCM, pertanto ai lavoratori che decideranno di fruire della misura basterà ottenere la certificazione dei requisiti utili (coincidenti con quelli dell'APE volontaria) e chiedere di poter riscattare in forma rateizzata il proprio montante accumulato nel corso degli anni.

I vantaggi potrebbero essere molteplici, abbattendo i costi di un eventuale prestito pensionistico e beneficiando al contempo del migliore trattamento fiscale possibile. Vediamo insieme i dettagli, a partire dalle agevolazioni che ha previsto il legislatore riguardo all'imposizione di favore.

Pensioni anticipate e RITA: il beneficio fiscale per chi accede alla rendita temporanea

Iniziamo il nostro approfondimento proprio dal vantaggio fiscale ottenibile tramite RITA, visto che la misura rende possibile accedere alla tassazione di favore che sarebbe ottenibile solo al raggiungimento dei requisiti ordinari di quiescenza. Il montante sarà quindi tassato ad una percentuale massima del 15%, che potrà scendere di uno 0,3% per ogni anno di permanenza nella previdenza complementare, fino a toccare il minimo del 9%.

Il vantaggio fiscale è quindi evidente e rappresenta uno dei motivi per i quali gli aventi diritto guardano con interesse al provvedimento. Ma il calcolo di convenienza deve tenere conto anche del costo applicato all'APE di mercato, nel caso si scegliesse di attivare le due misure in tandem. L'alternativa pubblica prevede infatti la sottoscrizione di un prestito che può arrivare a costare fino al 5% annuo del futuro assegno; una penalizzazione che resterà in essere per un lasso di tempo di circa 20 anni.

È chiaro quindi che RITA potrebbe essere lo strumento ideale per giungere fino alla data di quiescenza, massimizzando i benefici di legge e minimizzando al contempo i costi di tale operazione.

Flessibilità e previdenza integrativa: attesa per la circolare ministeriale

Sulla vicenda restano comunque in essere i vincoli di accesso previsti per l'anticipo pubblico: 20 anni di contribuzione, 63 anni di età ed un assegno non inferiore ad 1,4 volte il minimo.

Mentre l'altra condizione vincolante riguarda la cessazione del rapporto di lavoro, oppure la non titolarità di un altro trattamento previdenziale diretto. Tutti requisiti che saranno certificati direttamente dall'Inps, in attesa nel breve termine del via libera definitivo tramite le istruzioni contenute in un'apposita circolare ministeriale.

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