Arrivano via mare, qualche volta ce la fanno, altre volte muoiono annegati, ma noi abbiamo il dovere morale di aiutarli. Quante volte ognuno di noi ha mostrato preoccupazione e anche fastidio per l'arrivo indiscriminato dei migranti? Direi tante. Non ci spaventano però il colore della loro pelle, la loro religione o la loro cultura, siamo preoccupati per il loro futuro in Italia e per le scelte inique fatte dal governo che assegna loro denaro e servizi che molti italiani in difficoltà non hanno. Forse, più realisticamente, siamo preoccupati di avere un governo che non informa e non può o non vuole, organizzare equamente la permanenza degli immigrati nel nostro Paese.

Ieri, davanti alle immagini del naufragio nel canale di Sicilia e all'opera incessante dei nostri soccorritori qualche cosa in noi è cambiato. Novecento morti hanno lasciato il segno e così, sentendo le storie di queste povere persone, abbiamo capito che non ci sarà blocco navale che tenga, non ci sarà niente che li possa fermare, nei loro Paese ci sono guerre, fame, sfruttamento e disperazione ed è per questo che loro fuggono e continueranno a fuggire e lo faranno a qualsiasi costo.

L'Europa ha delle gravi responsabilità nei confronti dell'Africa, ma sono gli Stati Uniti ad averne di più, purtroppo gli interventi militari che ci hanno visti partecipi, non hanno prodotto alcun vantaggio per quei popoli, la democrazia che avevamo la pretesa di esportare, non esiste nemmeno oggi.

Dopo le tanto magnificate Primavere Arabe, molti dei popoli africani oggi sono in guerra tra loro e subiscono privazioni e violenze inaudite da parte del Califfato Arabo, figlio degenere degli Stati Uniti, foraggiato di dollari per contrastare la Siria. L'intromissione occidentale negli affari degli stati arabi ha creato più danni che benefici e occorre essere consapevoli che non era motivata da umanità ma solo dalla presenza del petrolio in quei territori.

I migranti continueranno a raggiungere le nostre coste e a morire in mare se la civilissima Europa, culla dell'umanesimo e della cristianità, non riscoprirà la propria identità e sceglierà di partecipare in modo concreto a quella che è diventata una emergenza umanitaria. Se questo non accadrà il pericolo sarà dietro l'angolo e si chiama ISIS, combattenti mossi apparentemente da fanatismo religioso, che hanno il potere di attirare giovani africani, ma anche europei e americani, nel loro pericoloso gorgo di violenza.

L'Italia, pur con tutte le difficoltà economiche che vive, continuerà ad aiutare questa povera gente e chiederà alla comunità internazionale di capire e dare una mano, forse questa mano arriverà o forse no, ma quello che è certo e che alla fine, l'Italia avrà fatto il massimo che poteva fare, ed è questo quello che conta.