Matteo Renzi lo ha detto e lo ha ripetuto in un messaggio pubblicato sul sito del PD che offre aggiornamenti sulle varie riforme previste per il futuro, riforme che vanno dal lavoro (il Jobs Act da poco approvato) alla Scuola. Il mese prossimo si prospetta una rivoluzione per l'insegnamento, il messaggio è lungo, nonostante Renzi scriva di voler essere sintetico. Riforme che vertono sulla costituzione, sull'amministrazione, sulla riforma elettorale, sul lavoro, sull'istruzione e sul fisco. Il presidente del consiglio non ha mai nascosto di tenere molto alla scuola, e con questa riforma di febbraio, proclamata con La Buona scuola, si prevede un annullamento totale del precariato e l'abolizione delle famose fasce di graduatoria, risparmiando solamente la prima a cui vi si potrà accedere solo tramite concorsone.





La riforma della scuola - Renzi parla di 150.000 assunzioni, il primo capitolo che inaugura la riforma, aumentando in seguito il numero dei docenti che potenzieranno l'offerta formativa. In programma vi è anche l'abolizione del famigerato TFA e l'istituzione al suo posto di lauree magistrali abilitanti, a numero chiuso e biennali. Secondo La Buona scuola, il lavoro degli insegnanti più giovani dovrà essere guidato e controllato dai colleghi più anziani ed esperti. Il Miur, che vede di buon occhio l'ambizioso progetto renziano, dice che lo scopo è premiare coloro che formano gli altri, incentivare i docenti attivi e pieni di iniziative ed avere risorse certe. Sono però previsti anche tagli, soprattutto riguardo il personale delle segreterie a causa della digitalizzazione.

Un miliardo, dice Renzi,  sarà finanziato per l'assunzione dei nuovi 150.000 docenti di ruolo, ma da dove sarà prelevata tale cifra? Ovviamente dall'interno delle varie scuole italiane, e come se questo non bastasse, si stima che i tagli saranno superiori agli investimenti. Morale della favola è che per questo 2015 appena iniziato la scuola fungerà chiaramente da capro espiatorio e dovrà dare più di quanto riceverà in cambio. Queste proposte innovative saranno davvero  benefiche e provvidenziali per l'istruzione visti i presupposti? Ai posteri l'ardua sentenza!