Il popolare quotidiano francese Le Figaro, lo scorso 26 febbraio, ha diffuso un sondaggio elettorale che vede in testa, al primo turno, la candidata di estrema destra Marine Le Pen, leader del Front National, con il 27%. Segue, con il 25%, l’ex ministro dell'Economia Emmanuel Macron. Al candidato cattolico e neo-gollista Francois Fillon andrebbe il 21% dei voti, mentre il candidato del partito socialista Benoît Hamon non supererebbe il 14%.

Il margine tra la Le Pen e il candidato liberal-democratico Macron, dunque, è sceso a soli due punti, rispetto alle rilevazioni della metà dello scorso mese; mentre il divario tra quest’ultimo e François Fillon appare ancora abbastanza consistente (4 punti).

A questo punto, se i sondaggi saranno confermati dal voto popolare, al turno di ballottaggio sarà Emmanuel Macron a contendere a Marine Le Pen la strada per l’Eliseo.

Al ballottaggio: tutti contro Marine

I sondaggi dell’agenzia Odoxa/Dentsu-Consulting sull’esito del ballottaggio finale danno invece un verdetto assolutamente imprevisto, sino a pochi mesi fa: Macron batterebbe Le Pen con il 61%, contro il 39% e, anche se quest’ultima è in leggera risalita, rispetto alle rilevazioni del mese precedente, l’ex-ministro dell’Economia di François Hollande ha tutte le carte in regola per diventare il prossimo Presidente della Repubblica francese.

Indipendentemente dai sondaggi, infatti, la logica impone di supporre che, al turno di ballottaggio, confluiscano su Macron tutti i voti di coloro che, al primo turno, hanno votato gli altri candidati di sinistra: un 22-23% circa (c’è anche il socialista di sinistra Malenchon che può disporre di un 8-10% dell’elettorato) che, sommato al 25% dell’ex-ministro, si colloca già molto vicino alla meta, per Emmanuel Macron.

Basterebbe, quindi, che, al ballottaggio, anche meno di un quinto dei sostenitori di Fillon si sposti su Macron, per garantire a quest’ultimo la Presidenza della Repubblica francese.

Ora, è vero che i sondaggi statistici, alle ultime elezioni (Brexit, Presidenziali USA e referendum in Italia) si sono dimostrati molto poco affidabili; ma il divario tra i due candidati, al ballottaggio, sembra veramente notevole.

Inoltre, la storia insegna che, ai turni di ballottaggio, il candidato del Fronte National abbia sempre avuto enormi difficoltà ad attingere al bacino elettorale dei suoi avversari.

Chi è Emmanuel Macron

39 anni, fuoruscito dal Partito Socialista per divergenze di opinioni sulla politica economica, Macron è considerato oggi un liberal democratico, capace di attrarre voti del “grande centro” della media borghesia francese che ha sempre rappresentato la “maggioranza silenziosa” di gollista memoria.

La sua proposta di abolire il tetto delle 35 ore lavorative settimanali, quando era ministro, è stata la goccia che ha fatto tracimare i rapporti con i suoi ex compagni di partito ma gli ha guadagnato i favori delle categorie produttive d’oltralpe.

Prese le distanze dal governo socialista e dalla Presidenza Hollande, la sua strategia comunicativa punta a criticare l’establishment politico, toccando i temi della stagnazione economica, della disoccupazione e della farraginosità della burocrazia. Qualcuno lo potrebbe definire un Matteo Renzi transalpino (di cui condivide l’età) ma con un profilo alla Gentiloni.

In Francia, insomma, l’elettorato non sembra dar completamente credito alle tradizionali sirene anti sistema e l’onda populista che sta investendo Europa e Nord America non pare che abbia fatto particolarmente presa. Marine permettendo