In occasione della puntata del 21 giugno della trasmissione "Un giorno da pecora" su Radio1 è intervenuto l'ex presidente della Camera e leader di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti, che intervistato dai conduttori si è soffermato su diversi argomenti di attualità politica. Vediamo le parti salienti di quello che ha detto.

'Chi invoca il centrosinistra è suicida. L'idea Montanari e Falcone è promettente'

Bertinotti si è soffermato sul ruolo della sinistra odierna: "Servirebbe molto tempo per dire che cosa vuol dire e come può essere inteso il termine 'sinistra', che secondo me nella politica di oggi in Europa non vuol dire quasi niente, oppure vuole dire quasi tutto.

Non vuole dire nulla di significativo, cioè non dice 'Che tipo di mondo vuoi?', 'Quali disuguaglianze vuoi colpire?'; ecco la sinistra politica di oggi è quella che vuol governare e il suo paradigma è la governabilità, cioè un fallimento. Poi ci sono invece realtà sociali di sinistra molto articolate che variano da paese a paese è che possono essere messe in moto da un'irruzione con una novità sulla scena della politica. Ad esempio Corbyn fino a due anni fa nessuno o quasi lo conosceva, nel momento in cui si candida viene considerato uno sconfitto in particolare dalle cosiddette sinistre, e invece con un vero movimento di giovani e militanti ha ottenuto un grande risultato".

Sulla domanda se Giuliano Pisapia può riunire la sinistra con Bersani e D'Alema, la risposta di Bertinotti è stata ironica: "Ma avevate parlato di sinistra, che cosa c'entra?", prima di proseguire: "Se una sinistra si dice tale ma è nostalgica e invoca il centrosinistra è suicida, perché agogna chi l'ha uccisa.

Chi ha ucciso la sinistra in Europa? Il centrosinistra. Lo stesso Giuliano Amato ha recentemente ammesso che il Movimento 5 Stelle e il populismo sono stati generati dai Governi di centrosinistra degli anni in cui è iniziata la globalizzazione: quella illusione ha creato un guaio serio in Europa con l'aumento delle diseguaglianze, la crisi della politica e l'arrivo dei populismi.

Tutti coloro che non propongono una rottura radicale con la storia culturale e politica del centrosinistra sono secondo me privi di prospettiva. Quella è una prigione da cui si esce con una rottura prodotta nella società, con il conflitto e con le grandi lotte (vedi Podemos); in Francia Melanchon inizialmente considerato perdente si è affermato con una rottura radicale col Partito Socialista.

In Italia il prodismo è stato l'espressione italiana del centrosinistra e quindi è la causa prima della crisi della sinistra italiana. Chi invoca Prodi è recidivo, è come se uno invocasse a ritornare in prigione. Vedo invece cose positive totalmente al di fuori di questo circuito: domenica al Teatro Brancaccio a Roma si sono riunite migliaia di persone con Montanari e la Falcone che almeno su questo punto sono promettenti perché hanno proposto una rottura radicale con la storia del centrosinistra. Io non c'ero perché da un po' di tempo ormai ho scelto di non partecipare alla vita politica; ma lì vedo movimenti e associazioni che hanno in mente cose interessanti. Lì può rinascere qualcosa".

'Non ci sono uomini per tutte le stagioni'

Cosa pensa Bertinotti del fatto che molti della sua generazione abbiano ancora un ruolo politico attivo (D'Alema, berlusconi, Prodi...)? "Non ci sono uomini per tutte le stagioni, penso di me che la stagione che ho vissuto intensamente fino all'inizio del nuovo millennio non consenta a chi l'ha vissuta di fare efficacemente il protagonista di questo tempo. La politica è una grande passione che si può vivere per sempre, ma lo si può fare in mille modi (ricerca, scrittura, formazione) ma non necessariamente con la direzione politica. Anche la Chiesa ha dato un limite di età oltre la quale non si può fare il Vescovo, sarebbe bene che anche la politica si desse un proprio codice.

Ma se tu sei stato protagonista di una stagione politica in cui lo scontro era fra destra e sinistra, ovvero fra il movimento operaio e le destre tradizionali, non puoi fare altrettanto quando il conflitto è fra alto e basso della società e nascono i populismi: sono due stagioni del tutto diverse e chi ha vissuto la prima rischia di frenare le novità nel contesto della seconda."