Divorzio doveva essere e divorzio è stato. Le premesse c’erano tutte e si erano palesate dopo l’annuncio del ministro degli esteri Angelino alfano di non volersi ricandidare alle prossime politiche. La sua creatura, Alternativa Popolare, nata dalle ceneri del Nuovo Centro Destra perde i suoi pezzi: da un lato chi vuole tornare nel centrodestra e chi invece proseguire sulla via tracciata da Matteo Renzi.

Lupi e Lorenzin protagonisti

Maurizio Lupi e Beatrice Lorenzin sono le due anime che capeggiano le fazioni interne al partito alfaniano. La Lorenzin vuole rimanere vicino al Partito Democratico, e con lei Cicchitto e lo stesso Alfano.

A loro rimarrebbe il simbolo di Alternativa Popolare. Alfano, in particolare, sembra avere una scelta obbligata. Lui rifiuta un’alleanza con la Lega Nord, e Salvini rifiuta un’alleanza con lui. Troppo forte il partito padano per sperare che Berlusconi lo preferisca a loro.

Chiaramente diverso il pensiero di Lupi che si vede alternativo al partito democratico, con lui Formigoni. A Lupi, che vuole creare un entità moderata, pur non rinnegando gli anni di governo col PD, rimarrà il simbolo del Nuovo Centrodestra. Lupi tuttavia, auspica che si possa giungere a un via comune; situazione che al momento sembra alquanto difficile.

Alle 18.00 di oggi ci sarà l’ultima resa dei conti, si darà vita a un documento unitario il cui sunto sarà quello delle divergenze parallele di democristiana memoria.

Divorzio si, ma rimanendo in buoni rapporti. Questo è quello che accadrà, o meglio dovrebbe accadere, nel partito che nasceva, almeno nelle intenzioni, come alternativa a Forza Italia.

La quarta gamba

La separazione in Ap, dovrebbe portare i lupiani al lavoro per dar vita alla famosa quarta gamba. Un’entità di centro, moderata e possibilmente di matrice cristiana, che potrebbe dar supporto a un eventuale governo di centrodestra qualora la coalizione di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia vincesse le elezioni.

I nomi al lavoro sono tanti e sono noti, per lo più appartenenti a formazioni che non hanno un grande bacino di voti: Flavio Tosi, ex leghista e sindaco di Verona oggi a capo di Fare!; Quagliariello e Fitto, ex azzurri che hanno avuto esperienze diverse (Il primo anche nel nuovocentrodestra) e oggi sono a capo di due micro partiti da loro fondati; Enrico Zanetti di Scelta Civica. Probabile anche l’adesione di Lorenzo Cesa, storico segretario dell’Unione di Centro, di Clemente Mastella con altri ex DC e forse anche di Stefano Parisi, leader di Energie per l’Italia.