Massimo D’Alema punta tutto su una pesante sconfitta elettorale del Pd di Matteo Renzi per costringere l’attuale segretario a mollare il Nazareno, favorendo così un riavvicinamento tra le varie anime del centrosinistra, oggi diviso. L’altro fondatore di Liberi e Uguali, Pier Luigi Bersani, invece, pur sperando in una debacle renziana, avrebbe ancora in mente l’idea di provare a stringere un accordo di governo tra la sinistra rappresentata da Pietro Grasso e il M5S di Luigi Di Maio e Beppe Grillo. Nell’acquario del centrosinistra si starebbero muovendo anche due vecchi leader come Romano Prodi e Walter Veltroni.

Entrambi mettono in conto una sconfitta del Pd di Renzi, ma sperano di riuscire a tenere insieme sia i Dem che il centrosinistra dopo il probabile passo indietro del politico di Rignano. Certo, a dipingere questo quadro è la giornalista del Corriere della Sera, Maria Teresa Meli, notoriamente molto vicina alle posizioni renziane. Restano quindi molti dubbi sul reale senso del messaggio che ha voluto lanciare.

D’Alema spera nella sconfitta di Renzi

D’Alema e Bersani hanno giocato tutte le loro carte sulla sconfitta secca di Renzi”. Con queste testuali parole, pubblicate oggi sul Corriere della Sera, la giornalista Maria Teresa Meli svela quali sono, a suo modo di vedere, le reali motivazioni che hanno spinto gli ex membri della ‘ditta’ ad uscire dal Pd.

Secondo la Meli è soprattutto Massimo D’Alema ad avercela con Matteo Renzi e, per questo, starebbe spingendo per riconquistare “dall’esterno” il partito di cui lui è stato tra i fondatori. Perché accada questo, però, occorre che il Pd a guida Renzi vada a sbattere alle prossime elezioni politiche, costringendo l’attuale segretario a farsi da parte.

E gli ultimi sondaggi politici sembrano dare fiato alle trombe dalemiane. “Il Pd perderà e allora potremo tornare insieme”, ha dichiarato il giovane leader di Mdp Roberto Speranza.

Bersani e il ‘governo del cambiamento’ con il M5S

La tesi esposta da Maria Teresa Meli prevede anche che l’altro big di Liberi e Uguali, Pier Luigi Bersani, sia ancora infatuato dal ricordo del 2013 quando - dopo aver ricevuto il mandato esplorativo da parte dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per formare il governo - si mise in testa di dare vita a quello che la Meli definisce un “governo del cambiamento” insieme al M5S.

In quel caso finì molto male, con una diretta streaming conclusa in un nulla di fatto. Ma chi sa che con Pietro Grasso alla guida della sinistra, sostiene la Meli, le cose non possano andare meglio.

I ‘pompieri’ del centrosinistra Prodi e Veltroni

Se a Renzi, come pronosticano i sondaggi, le elezioni non dovessero andare bene, sarebbero pronte a riscendere in campo anche le ‘riserve’ del Pd. Romano Prodi viene descritto come “preoccupato” e timoroso per l’esito delle urne. Onde “evitare lo sgretolamento” del Pd e l’impossibilità di riallacciare i fili del centrosinistra, il Professore, scrive la Meli, sarebbe disposto a “sacrificarsi” ricoprendo il “ruolo di federatore”. Anche Walter Veltroni, inventore della presunta ‘vocazione maggioritaria’ del Pd, secondo un non meglio identificato deputato Dem “sarebbe l’unico possibile collante” per il partito in caso di passo indietro di Renzi.