Era il delfino di Berlusconi, suo fedelissimo. Probabilmente aveva anche immaginato un futuro da Presidente del consiglio e capo del centrodestra. Ma Angelino Alfano ha abbandonato l’ex Cav per sostenere i “governi di responsabilità”: di Matteo Renzi prima e di Paolo Gentiloni Silveri poi, in cui ha ricoperto il ruolo di ministro, degli Interni con l’ex sindaco di Firenze e degli Esteri con l’attuale premier.

Per farlo ha creato un partito tutto suo: il Nuovo Centrodestra, un partito che voleva essere alternativo a Forza Italia, europeista e lontano dai populismi.

Una formazione, quella di NCD, che il 18 marzo scorso ha lasciato spazio ad Alternativa Popolare.

Alfano, mente e presidente sia del defunto NCD che di Alternativa Popolare, dopo il deludente risultato delle elezioni regionali nella sua Sicilia, ha preso una decisione importante. Quella di non ricandidarsi alle prossime Elezioni politiche. La sua dichiarazione è stata quasi un terremoto per il suo partito, i cui membri hanno improvvisamente reso palesi le diverse ideologie che lo animano, facendo presagire un futuro non roseo per la sua integrità.

Spalla del centrodestra o alleati a Renzi?

Le parole di Alfano hanno dato vita immediatamente a ragionamenti e dichiarazioni da parte dei membri più illustri di AP.

Maurizio Lupi e Antonio Gentile, hanno già intavolato discussioni con Raffaele Fitto, altro ex scudiero di Silvio Berlusconi, ora a capo di una formazione denominata Direzione Italia.

Oltre questo sguardo verso il centro destra, un'ala del partito vorrebbe invece rimanere più vicino al PD di Renzi, per mantenere quella formazione che ha portato a sorreggere gli ultimi 3 governi targati PD (si ricordi quello di Letta, cui partecipò anche Berlusconi, oltre quelli già citati di Renzi e Gentiloni).

Altri esponenti del partito (ancora per poco) alfaniano, guardano invece direttamente a Berlusconi, per creare un bacino di voti utile a una nuova esperienza di governo di Centro Destra.

La prospettiva dei vari Lupi, Albertini, Formigoni e Sacconi, sarebbe quella di presentarsi autonomamente alle prossime elezioni politiche, per poi dare appoggio a un eventuale governo di centrodestra, che sembra alquanto lanciato dopo la vittoria del novembre scorso di Nello Musumeci in Sicilia.

Diversa invece la prospettiva di Cicchitto e Lorenzin che, come detto, vorrebbero proseguire il percorso riformista intrapreso col Partito Democratico, specialmente ora che pare allontanarsi dalla sinistra più pura.

Prospettiva di alleanze e partito a rischio

Pierferdinando Casini vorrebbe un alleanza con AP per creare un polo di centro sinistra coi democratici; mentre Fitto vorrebbe fare una cosa simile però verso centrodestra, con lo sguardo rivolto -ovviamente- a Berlusconi.

La resa dei conti sarà lunedì 11 dicembre, data in cui è convocata la direzione del partito. Le correnti createsi, come visto, sono chiaramente due. Ma le parole di Formigoni che parla di decisione già presa nella speranza che possa rivelarsi maggioritaria, fanno capire come il rischio implosione sia molto più concreto di quello che possa sembrare.