Alla fine è giunto l'insopportabile verdetto e con esso è svanita ogni speranza di salvezza. E' bastato, infatti, un colpo di pistola alla testa per zittire tutte le voci di protesta e solidarietà che in questi giorni si erano levate per cercare di salvare la vita di Marius, un cucciolo di giraffa che viveva nello zoo di Copenaghen.

Le aspre contestazioni mosse dagli animalisti di tutto il mondo, oltre che le diverse richieste di adozione provenienti da altri zoo e strutture europee, non sono state infatti sufficienti ad annullare la sentenza di morte emessa per questo cucciolo di soli 18 mesi, la cui unica "colpa" era quella di essere nato da genitori consanguinei.

Secondo Beght Holst, direttore scientifico dello zoo che ospitava l'animale, il problema era nato dalla consapevolezza che un giorno, a maturità sessuale raggiunta, sarebbe arrivato anche per Marius il momento di procreare e, poiché i suoi geni erano già ben presenti nella comunità di giraffe della struttura, per la tutela di quest'ultima l'eliminazione del cucciolo era doverosa ed inevitabile.

A nulla sono valse le diverse alternative messe sul tavolo nel tentativo di trovare una soluzione meno drastica al problema, come ad esempio quella di ricorrere alla castrazione - considerando, fra le altre cose, l'ottimo stato di salute di cui godeva il cucciolo - o quella ben più ragionevole di trasferire Marius in una delle tante strutture che si erano offerte di ospitarlo, come lo zoo olandese diretto da Robert Krijuff o lo Yorkshire Wildlife Park nel Regno Unito.

A rendere questa storia ulteriormente aberrante è stata l'esecuzione show effettuata davanti ad un pubblico di adulti e bambini, laddove lo sfortunato animale è stato ucciso, sezionato ed infine gettato in pasto ai vari carnivori dello zoo.