Malattia della “lingua blu”: sono ormai centinaia gli animali deceduti in Campania nell’ultimo mese. Il virus che colpisce le pecore ha fatto scattare numerosi campanelli d’allarme. Le aziende proprietarie degli allevamenti, oltre ai costi dovuti alla perdita degli ovini, devono fronteggiare anche i danni d’immagine. Nonostante il virus non sia assolutamente pericoloso per l’uomo, nemmeno attraverso il consumo di prodotti caseari e di carne, le vendite nel settore stanno calandro drasticamente. A rischio ci sono quasi 8900 aziende e 290 mila capi ovini in tutta la regione.

La problematica sbarcherà in Parlamento nei prossimi giorni, mentre sarebbero già pronte misure straordinarie predisposte dalla Regione Campania, dalle commissioni Agricoltura, Sanità e dal settore Veterinario. Stando alle ultime stime, gli animali morti fino a questo momento sarebbero circa 500.

"Bluetongue", una febbre catarrale

A scatenare il focolaio epidemico tra alcune province campane è stato il virus della malattia infettiva della lingua blu, in inglese “bluetongue”, così denominato per la colorazione che assume la lingua degli animali colpiti. Il virus scatena una febbre catarrale che porta alla morte della pecora in poche settimane. A trasmettere la malattia sarebbero piccoli insetti chiamati “culicoides”, favoriti dalle tipologie di allevamento e dalle condizioni climatiche.

I decessi sono stati segnalati nelle province di avellino, Benevento e Salerno e in particolare nei territori di Bagnoli Irpino, Laceno, Volturara e Chiusano San Domenico. Le pecore più colpite dalla malattia sono quelle della razza bagnolese (da Bagnoli Irpino), diffuse quasi in tutta la Campania. Questi ovini sono adatti anche a pascoli in condizioni difficili e forniscono produzioni di latte e di carne.

Il Cia Campania a sostegno degli allevatori

Uno dei primi a dare l’allarme è stato Alessandro Mastrocinque, presidente della Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) della Campania, che ha chiesto alla Regione, tra le altre cose, nuove e più efficaci misure di prevenzione, ma anche indennizzi per lo smaltimento delle carcasse e un riconoscimento per i mancati redditi.

Una sorta di stato d’emergenza per gli allevatori che la Regione sta prendendo in considerazione.

L’importanza di denunciare

Pare che diversi allevatori abbiano evitato, in un primo momento, di denunciare alle autorità i casi di blue tongue, forse per evitare gli alti costi di smaltimento, forse per aggirare i danni collaterali per il proprio commercio. La mancata denuncia, però, impedisce alla pubblica amministrazione di stimare le reali dimensioni del problema e prendere le misure adeguate. Intanto, Maurizio Petracca, presidente della commissione Agricoltura, ha proposto un tavolo regionale permanente per il monitoraggio della malattia. Sul caso, infine, sono intervenuti Vincenzo Peretti, portavoce regionale dei “Verdi” e docente del dipartimento di Medicina veterinaria e produzioni animali dell’Università Federico II di Napoli, e Francesco Borrelli, consigliere regionale della stessa compagine politica.

“Le piccole aziende agrozootecniche campane – hanno commentato – stanno attraversando un periodo molto difficile e rischiano il fallimento perché al danno per la perdita degli animali si aggiunge quello derivante dalle spese che devono sostenere per lo smaltimento delle carcasse. La malattia si è propagata velocemente perché non c’è stata un’adeguata prevenzione. Non bisogna farsi trovare impreparati nei prossimi anni”.