In Italia si era iniziato a parlare dei terremoti o di sisma indotti durante il referendum del 17 aprile, quando il Governo Italiano aveva smentito la connessione tra trivelle e Terremoto, facendo passare per pazzi e dietrologi coloro che sostenevano questa tesi. Lo stesso Premier Matteo Renzi invitò gli Italiani a non recarsi alle urne, per non far raggiungere il quorum, perché nel caso di vittoria del SI, si sarebbero persi migliaia di posti di lavoro, e il rischio per gli abitanti era inesistente.

L’affluenza alle urne fu del 31,2%, il Sì 85,8%, il No 14,2%, ma non raggiungendo il 50%+1 il referendum fu dichiarato nullo.

Le Iene su Italia1 hanno intervistato gli esperti

La Toffa ha intervistato la prof.ssa Albina Colella, Geologa dell'Università della Basilicata, che ha parlato dei sismi indotti, ci spiega che le cause principali sono tre:

  • La geotermia ovvero, il prelievo del calore naturale dalle viscere della terra, che viene poi incanalato e utilizzato per far funzionare le turbine, delle centrali che producono energia elettrica.
  • I bacini idrici artificiali, i laghi fatti dall’uomo usati come riserve di acqua, il continuo prelievo e riempimento causa, rapidi cambi di pressione del sottosuolo.
  • Gas metano e petrolio. Nel caso del gas metano la sismicità indotta si presenta con l’estrazione del gas-metano e lo stoccaggio, cioè il deposito sempre sotto terra dove viene scaricato sempre il gas-metano, il Professore Franco Ortolani, Geologo all’università Federico II di Napoli, ci spiega cosa accade:

“il sottosuolo viene sottoposto in 12 mesi in compressione quando si inietta il metano, che tende a rigonfiare il terreno, per poi abbassarsi durante l’estrazione, cosa che in natura non può accadere".

Nel caso del petrolio, i problemi nascono, una volta estratto il petrolio, gli scarti di lavorazione vengono iniettati nelle stesse viscere della terra, da cui era stato preso l’oro nero.

Gli scarti sono tanti, per ogni barile di petrolio si producono circa 10 barili di scarti di acque, queste acque alterano l’equilibrio del sottosuolo creando sismicità indotte.

Questa pratica è una pratica assolutamente legale ma devono essere rispettati alcuni parametri di sicurezza. In Italia i parametri di sicurezza sono previsti da una legge del 1977, secondo cui i terreni dove vengono rinettati questi liquidi devono essere situati in zone tettonicamente e sismicamente favorevoli.

Questa legge in Italia non viene rispettata, la prof.ssa Albina Colella, dice che: ”la Basilicata è una regione sismica e la reiniezione viene fatta in una parte del sottosuolo dove ci sono delle faglie, il CNR dice che una di queste faglie è sempre attiva, mentre INGV dice che queste faglie non sono attive, ma in un clima di incertezza perché facciamo rischiare la popolazione?

L’Oklahoma è lo stato in America con più terremoti indotti, dovuti alla reiniezione delle acque di scarto petrolifero, nel 2014 si contano 549 scosse, prima delle estrazioni il rischio sismicità era praticamente inesistente, un altro esempio è l’Olanda per i suoi giacimenti di gas-metano, dopo le estrazioni sono iniziati i terremoti e una volta accertati i fatti le 2 compagnie petrolifere sono state condannate a risarcire gli abitanti dei danni.

In Italia sono stati verificati solo per l’estrazione del gas-metano 3 casi, 1 in Basilicata accertato e altri e 2 tra cui il terremoto dell’Emilia di 4 anni fa che ha portato alla morte 27 persone e ingenti danni strutturali. A rischio è anche l’Abruzzo, soprattutto la provincia di Chieti, per l’estrazione e lo stoccaggio di un giacimento di gas-metano".