Sui giornali nazionali di questi ultimi giorni, si legge di un abruzzo che sembra essere piombato nel medioevo per quanto riguarda la tutela alla disabilità. Del resto, come dare torto alle testate giornalistiche? Si parla sempre della difesa verso i più deboli, si ascoltano continui slogan su come abbattere le barriere architettoniche, ma alla fine ci rendiamo conto che si tratta solo di parole, poiché la realtà è completamente diversa.

Ma vediamo cosa sta accadendo

La notizia è apparsa dapprima su un giornale regionale e, come poteva prevedersi, in 24 ore ha fatto il giro della penisola suscitando indignazione nell'opinione pubblica: un ragazzo autistico è stato rifiutato da 3 scuole medie.

La madre del giovane, sentendosi abbandonata dalle istituzioni, ha spiegato in una lettera quanto accaduto: "ho provato ad iscrivere mio figlio di 10 anni purtroppo malato di Autismo alla scuola media come prevede la legge, ma la prima scuola mi ha respinto l’iscrizione con la motivazione che quest’anno ci sono stati troppi bimbi con disabilità iscritti e che la scuola aveva raggiunto il numero massimo, consigliandomi di rivolgermi ad un altro istituto. Purtroppo anche gli altri due istituti a cui mi sono rivolta mi hanno risposto nello stesso identico modo, ma la scuola dell’obbligo non è un diritto di tutti?".

Dopo il clamore mediatico, il Miur (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca) ha deciso di inviare a Lanciano i propri ispettori, per cercare di fare chiarezza sulla vicenda.

Purtroppo questo non è l’unico caso

A pochi chilometri da Lanciano, a Vasto, si è verificata la seconda vicenda che sta facendo indignare gli italiani. Un'altra madre, dopo aver letto del caso del ragazzo autistico, oggi ha preso coraggio e anche lei ha scritto una lettera al quotidiano regionale "Il Centro": "Sono disperata, sono la madre di una ragazza tetraplegica e ipovedente, prima le veniva garantita l’assistenza per 12 ore, nel 2016 le ore di assistenza sono state ridotte a 6, come potete immaginare già questa scelta per me è stata drammatica, adesso hanno deciso di toglierle anche quelle 6 ore, questo vuol dire lasciarla senza assistenza".

La donna ha proseguito: "Purtroppo mi hanno riscontrato un tumore e mi sono dovuta operare, ma ho firmato le dimissioni dall'ospedale solo dopo poche ore dall’intervento, non posso lasciare mia figlia sola, anche se i medici mi raccomandano di pensare anche a me, altrimenti mia figlia la lascerò per sempre".