Dopo attente analisi sulla superficie di Marte per scoprire se sia abitabile o meno, si è giunti finalmente ad un verdetto: la superficie del Pianeta Rosso è incompatibile con il formarsi di vita extraterrestre. Sulla superficie marziana sono stati infatti rinvenuti alcuni composti chimici ossidanti, che insieme ai raggi ultravioletti emessi sul pianeta, generano un combinato tossico che non favorisce la crescita di microorganismi. Per giungere a questa soluzione è stata effettuata una simulazione da parte dei ricercatori del Centro di Astrobiologia dell'Università di Edimburgo.

I composti tossici di Marte

L'esperimento in questione ha preso in esame i composti chimici che sono presenti sul suolo di Marte, in prevalenza perclorati, che sono stati messi in collisione con i raggi ultravioletti del Pianeta Rosso. Le due caratteristiche fisico-chimiche di Marte, se viste da un punto di vista individuale, non sono preclusive del formarsi di vita sul pianeta. La tossicità deriva dal cocktail di questi composti chimici, che permette l'uccisione di microorganismi, e quindi risulta incompatibile con il formarsi della vita. In particolare, questo mix di composti permette di uccidere in modo istantaneo un batterio comune (denominato Bacillus Subtilis), usato nei laboratori per la verifica delle procedure di sterilizzazione.

Altra forme di vita su Marte

I perclorati sono inoltre particolarmente sensibili alla presenza di altri due composti chimici presenti sul suolo del Pianeta rosso, gli ossidi di ferro e il perossido di idrogeno, che agiscono in simultanea per favorire una maggiore tossicità del pianeta. Nonostante i risultati sull'azione battericida dei composti chimici di Marte, i microbiologi della ricerca di Edimburgo hanno però assicurato che non è detto che non ci siano altre forme di vita.

La microbiologa Diana Margheritis di Thales Alenia Space (la spedizione spaziale Thales Leonardo) ha infatti ribadito che esistono "microorganismi che sono capaci di sopravvivere anche in presenza di sostanze ossidanti come i perclorati". Per averne maggiore certezza la missione Exomas 2020 dell'Esa (Agenzia spaziale dell'Unione europea) permetterà di scavare anche nel sottosuolo del Pianeta rosso, arrivando fino a due metri di profondità, sempre nel rispetto della non contaminazione di Marte con batteri terrestri trasportati dalla sonda terrestre.