A pochi giorni dalla vicenda Aquarius che ha portato l'opinione pubblica e l'elettorato a dividersi sul tema immigrazione, Matteo Salvini, neo ministro dell'Interno, fa ulteriormente discutere dopo aver annunciato la sua intenzione di introdurre un "censimento" sui rom presenti in Italia.
Se i 629 immigrati a bordo della nave Ong non sono mai approdati in Italia per il vesto posto dal Viminale, migliaia di rom e sinti presenti nel nostro Paese, invece, ci vivono da sempre, da generazioni, e la questione - già discussa in passato da esponenti politici e non solo - è tornata alla ribalta proprio in seguito alle dichiarazioni rilasciate dal leader della Lega a TeleLombardia.
La proposta del titolare del Viminale di un censimento della popolazione rom per accertarne il numero esatto, la provenienza, il numero di bambini che non hanno accesso all'istruzione allo scopo di allontanare gli stranieri irregolari dopo aver stretto accordi con gli altri Stati, confermando - suo malgrado - coloro che hanno pieno diritto a vivere in territorio italiano nonostante seguano tradizioni e stili di vita differenti da quelli ai quali siamo abituati, sta facendo discutere ancor di più di quanto accaduto dopo la vicenda Aquarius.
La vicenda delle scorse settimane ha fatto riflettere non poco su come il braccio di ferro diplomatico all'interno dell'Unione Europea si stesse giocando tenendo in ostaggio più di 600 vite in mezzo al mare con poche scorte di viveri e bisognose di assistenza medica.
Per molti una decisione quasi dovuta e necessaria per dare un freno all'immigrazione incontrollata nel nostro paese, per altri una sconfitta della morale e di quella poca umanità che è rimasta nel nostro continente. Qualunque sia lo schieramento politico o ideologico di appartenenza un dato fondamentale è la poca considerazione e percezione che interi popoli hanno delle altre persone, snaturando l'essere umano e rendendolo un oggetto o un problema per la propria persona.
In Italia questo sentimento sta dilagando pericolosamente in tutte le fasce della popolazione tale da rendere la ricerca del capro espiatorio ai propri problemi quasi una necessità prima ancora che uno slogan o un'abile manovra Politica.
Chi sono e quanti sono i rom in Italia
Si stima che in Italia ci siano dalle 110 mila alle 170 mila persone che si identificano come rom, sinti o caminanti e di questi circa 70.000 sono di nazionalità italiana, discendenti di famiglie arrivate nel nostro paese già dal Medioevo e quindi radicate profondamente nel tessuto sociale italiano.
Gli altri provengono quasi tutti dall’Europa dell’est, soprattutto dalla Romania.
Costituiscono lo 0.3% della popolazione Italiana e inneggiare al "problema da risolvere in fretta" con tanto di manovre governative altamente discutibili, dati alla mano, si configura come l'ennesimo tentativo di creare un ingiustificato panico e terrore psicologico dove, in realtà, non c'è.
Secondo l’Associazione 21 Luglio, circa 3 mila rom che vivono nei campi, inoltre, proviene dalla ex-Jugolsavia, a tutti gli effetti degli apolidi poiché il paese da cui provengono non esiste più. Se proprio dobbiamo identificare un problema, questo è un punto di partenza; occuparsi di persone che vivono nel nostro paese da generazioni e che un paese di appartenenza storica, sulla carta, non ce l'hanno più.
Come si può, quindi, attuare una politica di allontanamento nei confronti di esseri umani la cui unica casa è ed è sempre stata l'Italia, colpevoli solo di non avere discendenze italiane.
L’Italia è considerato un paese con una presenza di rom relativamente bassa rispetto agli altri grandi paesi europei. In Francia e Spagna, ad esempio, le stime più ampie parlano di più di un milione di rom presenti nei due paesi, tuttavia, come accade molto spesso sul tema immigrati, si percepisce maggiormente la problematica a causa di mancanze e difficoltà da parte delle amministrazioni locali e nazionali nel gestire la loro presenza sul territorio.
Il censimento su base etnica è anticostituzionale
La proposta avanzata dal neo Ministro rischia di sollevare un polverone ideologico e politico.
Il vice premier Di Maio è corso a riparare l'errore del collega affermando che Salvini e il Governo non attueranno mai un censimento nei confronti della popolazione rom in quanto anticostituzionale e non è la priorità dell'attuale esecutivo. Salvini fa un passo indietro a livello politico ma di sicuro, come dimostra da giorni, sul piano ideologico le sue priorità sono le stesse che hanno contraddistinto la sua figura nel corso degli ultimi anni in campagna elettorale e non solo.
Qualsiasi censimento basato su etnia, religione o appartenenza politica o ideologica non è, sul piano giuridico, costituzionalmente consentito e, sul piano morale, dovrebbe essere condannabile e appartenente a una linea di pensiero molto lontana dai sentimenti di umanità e uguaglianza che dovrebbero contraddistinguerci dal passato.
I Padri Costituenti, freschi delle leggi razziali emanate in seguito a censimenti basati su appartenenza o meno alla razza ebraica, hanno saggiamente provveduto ad evitare che il grosso errore fatto in passato potesse ripetersi in futuro e creare differenze e disuguaglianze contrarie alle idee su cui si basa non solo la carta fondamentale, ma anche il buon senso e la tolleranza sociale.
Nel giugno di dieci anni fa, il 2008, Roberto Maroni, allora Ministro dell'Interno, propose, in termini differenti ma con la speranza di ottenere lo stesso risultato del suo attuale collega, un piano per l'identificazione dei rom residenti nei campi, con tanto di raccolta di impronte digitali a seguito di controlli di Polizia a tappeto.
Criticato ampiamente dall'opposizione, dalle associazioni, da istituzioni internazionali e da molti prefetti stessi coinvolti nell'operazione, tale piano non ha prodotto alcun risultato e fu presto abbandonato.
Cambiano i modi, oggi, da parte del neo Ministro, ma la volontà di attuare qualcosa ai limiti della legalità e della morale sembra, ad oggi, essere una linea guida marcata e costante del Viminale ma, forse, non del paese e dei suoi abitanti.