Le immagini che ci arrivano stamattina da Pechino sono surreali: una città avvolta dalla polvere, dove strutture e grattacieli spariscono dalla vista e la gente è ancora una volta bloccata in casa. Quella che il Centro meteorologico aveva previsto era una tempesta di sabbia che si sarebbe abbattuta su 12 province da NE a NO proveniente dalla Mongolia, tuttavia non avevano previsto quale sarebbe stata l’intensità della tempesta stessa che al momento i meteorologi definiscono come la più intensa degli ultimi 10 anni.
Lo scenario apocalittico che richiama l’attenzione sul tasso di inquinamento del paese
Le tempeste di sabbia non sono un fatto anomalo in Cina, e generalmente sono tipiche del periodo primaverile. Tuttavia quella di oggi è un fenomeno preoccupante per la sua intensità che rimanda gli studiosi a riflettere sull’incidenza dell’inquinamento nei fenomeni ambientali e come questi li degenerano rendendoli ancora più pericolosi.
Sembrerebbe infatti che la tempesta di sabbia si sia combinata con lo smog presente a Pechino e nelle aree più popolate e industriali, producendo una cappa di polvere e smog che è stata in grado di ridurre la visibilità a poche centinaia di metri ma soprattutto rappresenta un pericolo non indifferente per la salute di chi la respira.
A Pechino è allerta per 24 ore
Pechino dalle prime luci del giorno si ritrova bloccata in una nube giallastra; più di 400 sono i voli che sono stati annullati dai suoi due aeroporti principali, e in attesa che la nube si diradi, il comune della capitale ha lanciato l’allerta per 24 ore con chiusura immediata delle attività scolastiche e all’aperto, l’annullamento di ogni evento e l’invito per chi soffre di problemi respiratori a restare chiusi in casa.
Sale al limite il tasso di inquinamento a Pechino ed è subito allarme
Sembrano già lontani i tempi in cui, causa Covid-19, i livelli di biossido di azoto in Cina erano insolitamente bassi: è trascorso un anno da quando i satelliti di NASA ed ESA mostravano un inquinamento minore in Cina, con un cielo che ritrovava il suo azzurro.
A distanza di un anno invece, il livello di particelle PM10 ha raggiunto il limite di 999 al mattino presto, un tasso quasi venti volte superiore alle raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Quello delle particelle PM2,5 ancora più dannose, è arrivato a 567, un livello raramente raggiunto negli ultimi anni a Pechino.
La Cina e i suoi 'Dragoni gialli'
Ogni anno, nel passaggio dall’inverno alla primavera, le tormente di sabbia sono solite soffiare sul Nord Est della Cina, tormentando le province dell’Hebei e dello Shanxi, assediando Pechino e Tianjin e spingendosi fino alla vicina Corea. Le polveri e le sabbie desertiche vengono trasportate dal vento verso le città coprendole da una nube giallastra che soffoca il respiro.
Nonostante la creazione della Grande Muraglia Verde, che poco ha aiutato a bloccare il fenomeno negli anni, ogni anno la sabbia inghiotte un’area che è di poco inferiore ai 10mila chilometri quadrati. Il piano per correre ai ripari, contro il fenomeno dell’inaridimento, prevede la riforestazione di milioni di ettari di terreno desertico nelle zone intorno alla capitale, per il quale sono stati investiti capitali che a tutt’oggi non sembrano essere sufficienti.
Al problema della desertificazione si affianca quindi, anche quello dell’inquinamento che rappresenta un’importante sfida per la Cina già da troppo tempo imbottigliata nello smog e tappata da un cielo in cui è impossibile intravederne l'originario colore.