Per la serie BlastingTalks intervistiamo il presidente degli Animalisti Italiani, Walter Caporale. L’Associazione Animalisti Italiani ha scelto sin dall’inizio di unire la teoria alla pratica nella difesa degli animali: alle manifestazioni, ai tavoli, alle raccolte di firme, alle proposte di legge ha dunque scelto di affiancare anche le azioni dirette nonviolente, i blitz, le denunce e la cura diretta di animali maltrattati, seviziati o abbandonati.

Blasting Talks è una serie di interviste esclusive con business e opinion leader nazionali e internazionali per capire come la pandemia di coronavirus abbia accelerato il processo di digitalizzazione e come le aziende stiano rispondendo a questi cambiamenti epocali.

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Com’è nata l’Associazione Animalisti Italiani e quale missione si pone?

Sono animalista, buddista, nonviolento. Da oltre quarant’anni impegnato a diffondere nel nostro paese una cultura basata sul rispetto del diritto alla vita di tutti gli esseri viventi, uomini e animali, contro ogni forma di violenza, sfruttamento e prevaricazione. Un impegno partito da adolescente e che inizia a concretizzarsi nel lontano 1987 quando presentai ed ottenni l’approvazione della legge 281/91 sul randagismo, che ha abolito l’uccisione dei cani randagi nei canili dopo tre giorni dalla cattura.

L’Associazione Animalisti Italiani nasce nel 1998, frutto del mio lungo periodo di attivismo animalista e della collaborazione con la storica volontaria e amica Franca Salerno, oggi Vice Presidente dell’Associazione.

La nostra mission è contribuire a diffondere nel nostro Paese una cultura basata sul rispetto del diritto alla vita di tutti gli esseri viventi, uomini e animali, contro ogni forma di violenza, sfruttamento, prevaricazione. Io credo che chi è violento con gli animali è predisposto ad essere violento anche con gli altri “deboli” della società, siano essi anziani, bambini o portatori di handicap.

Quali principi etici portate avanti e in che modo vorreste vedere cambiare la società?

I principi degli Animalisti Italiani si ispirano all’etica di Martin Luther King, Nelson Mandela, San Francesco e Madre Teresa di Calcutta. Gli animali sono esseri senzienti, capaci di soffrire, provare dolore e piacere, amare e comunicare, che hanno valore in sé e non in quanto utili agli interessi dell’uomo, un valore autonomo che li rende soggetti morali portatori di diritti da tutelare.

Partendo da questo presupposto, vorremmo vedere una società più evoluta in tal senso, all’avanguardia in materia di diritti degli animali, assistendo finalmente al superamento dell’uomo-tiranno che dispone a proprio piacimento e per proprio tornaconto della vita degli altri esseri viventi, a favore di una cultura interspecifica e biocentrica che ponga al centro la vita.

Può farci degli esempi concreti degli ultimi progetti nei quali siete coinvolti?

Sono tanti i progetti che stiamo portando avanti. “A caccia di una seconda vita”, ad esempio, nasce per salvaguardare gli ex cani da caccia abbandonati da cacciatori e allevatori a causa di difetti fisici che non li rendono più “performanti”. Abbiamo attivato una rete di recupero dei cani salvati che prevede stalli, cure e mantenimento a nostro carico con l’obiettivo di ricollocarli attraverso adozioni responsabili.

Le spese sono notevoli e abbiamo abbinato al progetto una raccolta di donazioni continuative tramite la piattaforma Wishraiser, mettendo in palio anche un viaggio per 2 persone. Negli ultimi mesi ci siamo dedicati al lancio di un nuovo spot “La vita non si compra, si adotta” andato in onda sulle reti Mediaset e del progetto “Animal Care" che prevede donazione di cibo per i randagi, sterilizzazioni gratuite per contrastare la piaga del randagismo e dal mese prossimo inizieremo anche con le microchippature gratuite.

Qual è stato l’impatto della pandemia e in che modo ha cambiato il vostro modo di operare così come le istanze alle quali vi trovate a fare fronte?

La pandemia ha indubbiamente bloccato tutti gli eventi in presenza, ma non è riuscita a fermarci.

Fino a qualche mese fa, come potrai immaginare, il concetto di smart working sembrava essere solo teorico. La diffusione del covid-19 ha reso concreta questa modalità di lavoro, accelerando, anche per il mondo del terzo settore, la digital transformation. Abbiamo infatti riversato, durante il lockdown, tutte le attività online, organizzando webinar e altre iniziative di sensibilizzazione sul web e sui social. Non è comunque mancata neppure in quel periodo la nostra presenza sul territorio, attraverso la creazione della task force “Noi ci siamo”, composta da volontari dell’associazione per fornire un aiuto concreto alle persone con animali colpite dall’emergenza coronavirus.

Come avete accolto l’introduzione del benessere animale in Costituzione e quali prospettive si aprono a suo parere?

Con 224 sì l’Aula del Senato ha dato il via libera al Ddl costituzionale per l’inserimento della tutela dell’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi in Costituzione. È stato un passo molto importante per noi e per tutti coloro che amano gli animali perché è diventato possibile un cambiamento giuridico fondamentale che ha in sé una valenza sociale di enorme portata. Finalmente gli animali verranno tutelati in Costituzione. La maggioranza di voti positivi in Senato è testimonianza del fatto che stiamo assistendo ad una svolta epocale per la tutela dell’ambiente e degli animali, un gesto di civiltà che ci pone in linea con le altre costituzioni europee.

In che modo il tema del benessere animale si concilia con quello della sostenibilità ambientale?

Il benessere animale e la sostenibilità ambientale sono due aspetti strettamente interconnessi. Gli allevamenti intensivi, secondo l’ISPRA, sono la causa del 75% dell’ammoniaca immessa nell’aria e questi dati riguardano solamente allevamenti italiani. Possiamo dire con sicurezza che questo tipo di allevamenti sono tra i maggiori responsabili di inquinamento ambientale nel nostro Paese.

L’80% della distruzione delle foreste è causata dalla produzione intensiva di materie prime come soia, olio di palma, carne. Le foreste non sono un discount, ma la casa di animali unici che rischiano l’estinzione. Non dimentichiamo, inoltre, l’importanza di affrontare l’emergenza climatica: la più grande sfida dei nostri tempi.

I cambiamenti climatici stanno già impattando il presente: gli ecosistemi marini, le foreste primarie, la vita delle persone e la sopravvivenza delle specie, con conseguenze devastanti sulla biodiversità, sul cibo che mangiamo, sul nostro futuro e quello delle prossime generazioni. Solo quando inizieremo a rispettare gli animali e l’ambiente che ci circonda, considerandoli risorse preziose per la nostra stessa sopravvivenza e non “oggetti” da sfruttare, solo allora potremo iniziare davvero a tutelare la nostra Casa Comune, il nostro Pianeta. Va fatto oggi, o non ci sarà un domani!

Quali sono le principali sfide che dovremo affrontare dal punto di vista della tutela degli animali nel prossimo futuro?

Una delle sfide più complesse è sicuramente l’inasprimento delle pene per chi maltratta e uccide gli animali. Malgrado alcuni passi avanti nella legislazione vigente, purtroppo la strada è ancora lunga. Le pene sono irrisorie, ancora troppo blande e non commisurate al reato commesso. Non meno complicata la battaglia per porre fine alla sperimentazione sugli animali. Molte persone non sanno che i test cosmetici sugli animali sono ancora consentiti nell'UE ai sensi della legislazione sulle sostanze chimiche industriali: il Regolamento Reach infatti consente la sperimentazione sui vertebrati, ma invita a usarla solo come ultima soluzione, in caso non ce ne fossero di alternative.

In alcuni test richiesti dall'Agenzia Europea per le sostanze chimiche, migliaia di ratti, conigli e altri animali sono costretti a ingerire o inalare ingredienti cosmetici, causando loro immense sofferenze prima di essere uccisi.

È essenziale proteggere il divieto di sperimentazione animale sui cosmetici e il diritto dei consumatori ad acquistare prodotti cruelty-free. Pertanto, abbiamo in corso 2 diverse petizioni: la prima appunto per chiedere al governo la detenzione e pene più severe legate al maltrattamento degli animali e la seconda è un’ICE (Iniziativa dei cittadini europei) denominata Save Cruelty Free Cosmetics, attraverso cui, una volta raggiunto l’obiettivo della raccolta di 1 milione di firme, potremo chiedere alla Commissione europea di consolidare il divieto di test cosmetici sugli animali e la transizione verso metodi nonviolenti senza, appunto, lo sfruttamento degli animali.

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