Ci sono uomini che riescono a lasciare una traccia indelebile nei ricordi degli appassionati di calcio, indipendentemente dal credo, dal tifo per una squadra. Vujadin Boskov gli italiani li aveva incantati con la sua saggezza, la sua preparazione e la sua simpatia. Oggi non c'è più: l'ex giocatore e tecnico è morto a 83 anni, come riportano i media locali serbi. 

Boskov era nato nel 1931 nell'allora Jugoslavia e ha giocato fin da giovane nel Vojvodina. Zero vittorie, perchè il suo club non era tra i più blasonati del suo paese, ma un talento che lo ha portato a vestire per 57 volte la maglia della nazionale, avendo la possibilità di giocare due mondiali. Poi nel 1961-62 arriva in Italia: lo ingaggia la Sampdoria. Resta in blucerchiato per una sola stagione, ma evidentemente questa squadra era nel suo destino. 

Si, perchè Boskov inizia la carriera da allenatore e lo fa dalla Svizzera, nello Young Boys che era stata anche la sua ultima squadra da giocatore. Una carriera destinata ad essere brillante: prima allena per 7 anni il Vojvodina, quindi la nazionale della Jugoslavia. Di lì è un crescendo continuo, fino all'approdo al Real Madrid (dove vince una Liga e due Coppe del Re), con il quale perde una finale di Coppa Campioni contro il Liverpool. Poi l'Italia, iniziando da Ascoli per poi tornare alla Sampdoria, dove compie il suo piccolo capolavoro, portando i doriani a vincere uno storico scudetto ed a sfiorare la conquista della Coppa dei Campioni, persa ancora una volta in finale, questa volta contro il Barcellona. L'Italia è stata la sua seconda patria, perchè oltre alla Sampdoria (guidata anche nel 97-98) ha allenato anche Roma, Napoli e Perugia, fino al 1999. Poi il ritorno in patria, per guidare nuovamente la nazionale della Jugoslavia. E' la sua ultima panchina. Eppure anche se sono passati tanti anni dal suo addio al mondo del calcio nessuno lo ha mai dimenticato. Addio Vujadin.