Barcellona-Atletico Madrid 17 maggio 2014 si è conclusa col risultato di parità e una volta tanto a cucirsi sulle maglie lo scudetto non è il Real o i suoi storici antagonisti catalani ma la squadra minore di Madrid ottimamente guidata in panca da Diego Simeone, nostra vecchia conoscenza, giunta al suo decimo titolo.

Alla rete di Sanchez (33°) ha risposto Godin in apertura di seconda frazione di gioco (49°). Un gol destinato a restare nella storia del calcio spagnolo.



A dire il vero abbiamo assistito a una partita piuttosto mediocre che ha sostanzialmente tradito le attese.

Prevedibile il prolungato possesso palla dei padroni di casa. Gli ospiti invece hanno giocato soprattutto palla lunga, andando a proporre un modo "antico" di fare calcio ben noto a noi calciofili italiani.



L'Atletico non vinceva un campionato dal 1996 e va aggiunto che è anche finalista di Champions per uno storico derby col Real (comunque favorito) che farà epoca. Per i 100mila del Santiago Bernabeu solo tante lacrime e un dubbio davvero fastidioso: forse si è davvero chiuso un ciclo, poiché il gioco del Barca si è fatto troppo prevedibile e dunque il segreto è restare a guardare, chiudere tutti i varchi e ripartire di rimessa, un trucco vecchio come il mondo.

E pensare che la gara era cominciata male per l'Atletico Madrid che tra il 14° e il 23° ha perso sia Diego Costa che Arda Turan, entrambi infortunati e via dal campo in lacrime.

Riusciranno a recuperare per la finalissima europea? La loro assenza sarebbe un bel vantaggio per il Real di Carletto Ancelotti ma stasera l'Atletico ha dimostrato di avere un grande carattere anche senza di loro e dunque sulle ali dell'entusiasmo ogni impresa diventa possibile.