In un paese come il Brasile, patria di stridenti contrasti,  un paese in cui  la vita oscilla tra enormi ricchezze ed estrema povertà, tra i balli più gioiosi e la disperazione più nera, tra gli spazi immensi e le grandi metropoli, un paese in cui alberga un melting pot di razze e di colori,  il calcio, vera e propria filosofia di vita, sinonimo di passione nazionale e collante di emozioni, è riuscito ad ergersi a simbolo di identità collettiva. Nonostante ciò, alla vigilia di un evento sportivo di risonanza mondiale, questo stesso paese è stato sconvolto e travolto dal malcontento popolare, esploso in proteste, scioperi e manifestazioni di rabbia.

Qualche anno fa, l'assegnazione della ventesima edizione della Coppa del Mondo al Brasile fu accompagnata dai festeggiamenti e dalle baldorie della popolazione: una situazione ben diversa da quella odierna. Causa del crescente malumore, che continua a manifestarsi nelle piazze da oltre un anno, sono stati gli interminabili lavori per la realizzazione degli stadi e delle annesse infrastrutture, i conseguenti disagi e, soprattutto, gli esorbitanti costi sostenuti (che ammontano a circa 11 miliardi di dollari), gravati quasi completamente sui contribuenti per la mancanza di investimenti privati. In un paese lacerato da serie e profonde diseguaglianze sociali ed economiche, tutto ciò ha inevitabilmente portato ad un palese inasprimento della situazione.

A causa del calcio. Ben oltre il calcio. L'amore e la passione per una coppa non sono bastati ad ovattare le difficoltà di una dura quotidianità. 

L'ultima protesta in ordine di tempo che incombe sulle manifestazioni previste per la cerimonia d'apertura, esprime il malessere dei dipendenti della rete metropolitana di San Paolo, che chiedono un già negato aumento degli stipendi: uno sciopero paralizza da giorni la città, la tensione è altissima e milioni di tifosi stanno già accorrendo da tutto il Brasile e da ogni parte del mondo per assistere all'inaugurazione della Worl Cup.

Dopo cinque giorni, la metropolitana ha ripreso a funzionare, ma i sindacati hanno lanciato un chiaro avviso: se le loro richieste non saranno accolte, lo sciopero potrebbe riprendere proprio il giorno in cui avranno inizio i mondiali. Ad inasprire ulteriormente la situazione e ad alimentare le polemiche sono stati gli scontri tra polizia e manifestanti.

Intanto, l'annuncio che rettifica il precedente default di Jennifer Lopez: la cantante, che a causa di non meglio specificati 'problemi di produzione', aveva fatto sapere che non avrebbe presenziato alla cerimonia per dar voce all'inno ufficiale dei mondiali 2014 'We are one (Ola Ola)', ha deciso di volare verso il Brasile. A realizzare il brano è stata la stessa Lopez insieme al rapper Pitbull e alla cantante brasiliana Claudia Leitte. La cerimonia di apertura, che avrà inizio alle 20,15 ora italiana, sarà allietata, tra coreografie e  luci dell'Arena Corinthians di San Paolo, da circa 600 ballerini e ginnasti. Al termine della cerimonia, alle ore 22,00, la prima sfida: al via Brasile-Croazia, match che vedrà scendere in campo i padroni di casa contro i primi avversari del girone A.

Che lo show abbia inizio. Intanto, occhi puntati non solo sul calcio.