I mondiali del 2014 in Brasile lo avevano già fatto intendere. La difesa della nazionale italiana non è all'altezza delle aspettative, nemmeno dopo la fallimentare competizione in sudamerica. La prestazione degli azzurri di sabato, ha palesato ancora di più questo dato, una conseguenza ovvia di tanti anni passati ad investire su terzini virtualmente fluidificanti, lasciando in ombra il ruolo del difensore centrale, o come si diceva una volta del 'libero'. La 'difesa a catenaccio' , termine che spesso ci qualificava come nazionale ostica e tra le più forti, si ritrova adesso minimizzata,annichilita e spazzata via come niente, anche dal Popov di turno nella sfida contro la Bulgaria. Le stagioni gloriose dell'Italia del bel calcio passano attraverso anni da incorniciare, ma che indipendentemente dai risultati, svelano al di là del senso comune, trascendentali gesti tecnici. Anni d'oro come il 1982 e il 2006 sostanzializzano un sedimentato lavoro che, negli anni, è stato portato avanti dai diversi settori giovanili delle più grandi squadre italiane.
Lo schiacciasassi dell'82 - Gli azzurri allenati da Enzo Bearzot schiacciano in sequenza squadre come l'Argentina,il Brasile e la Germania dell'Ovest. La trincea italiana in difesa formava un reparto difensivo invalicabile per gli avversari. La quadriade composta da Collovati, Scirea, Gentile e Cabrini si innalzava poderosamente al cospetto di formazioni di alto profilo. Fulvio Collovati nel ruolo di difensore centrale, sapeva anche far pesare la propria presenza in attacco sui calci piazzati, oltre che anticipare gli attaccanti avversari per far ripartire i compagni. Gaetano Scirea nel ruolo di libero nella fase di non possesso, aumentava la progressione dei centrocampisti. Infine Gentile e Croce in fase di contenimento irrobustivano il nucleo centrale del gioco.
Le torri del 2006 -La quadriade azzurra del XXI composta da Fabio Cannavaro, Zambrotta,Materazzi e Grosso nasconde analogie sottili con le trame difensive dell'82. Il muro di roccia Cannavaro si era distinto per le notevoli capacità di elevazione, anticipazione dell'avversario e velocità nel portar via la palla. Materazzi si superava nel colpo di testa, i goal pesanti dell'interista difficilmente si scordano. I due terzini Zambrotta e Grosso infine, garantivano compattezza alla manovra offensiva.