Si è chiusa ieri la venticinquesima giornata del campionato di Serie A Tim 2015-2016, con il Genoa che è uscito sconfitto da San Siro per due reti a uno contro il Milan. La squadra di Sinisa Mihajlovic ha aperto le marcature dopo appena cinque minuti di gioco grazie ad un bella giocata di Bacca. Il raddoppio del diavolo è firmato dal giapponese Honda, bravo a trafiggere Perin con una fucilata da fuori area; poi allo scadere, l'unico squillo del grifone, che accorcia le distanze con la determinazione dell'ex Alessio Cerci.Ma a tenere banco in casa genoana non c'è solo una classifica preoccupante ma anche l'argomento caldo riferito alla ripartizione dei diritti tv.

Club abbottonati, cambiamenti irrilevanti in vista

I venti club di Serie A stanno discutendo da tempo, alla ricerca di un accordo che possa soddisfare le esigenze di tutti i presidenti. Le società medio piccole, infatti, puntano a conquistare una fetta più grande della torta dei proventi, mentre le big, chiaramente, non intendono cedere. Secondo la proiezione elaborata da Repubblica, allo stato attuale la Juventus continuerebbe a percepire la quota maggiore, staccando le altre società con 109 milioni di euro;Carpi e Frosinone resterebbero in coda con un introito vicino ai 22 milioni di euro. Cambierebbe anche poco per i club medi come Sampdoria (circa 37 milioni di euro) Genoa e Atalanta (attorno ai 33 milioni di euro).

I ricavi dei diritti tv d'altra parte continuano a rappresentare gran parte del potenziale di qualunque club e ovviamente incidono anche sul livello di competitività in un campionato. Ilmetodo ad ora in vigore sembra premiare eccessivamente le grandi squadre della Serie A e a penalizzare, inevitabilmente tutte le altre.

Il Leicester insegna: anche le piccole possono sognare

Nelle riunioni in Lega Calcio c'èchi hariportatol'esempio del campionato inglese, dove la ridistribuzione avviene in maniera decisamente più equa.In Premier League infatti non esistono scarti di decine di milioni di euro tra un club e l'altro, il valore aggiunto può essere rappresentato dalle disponibilità economiche della proprietà e soprattutto dal merchandising.

Da evidenziare come cambierebbero gli scenari in Italia se si iniziasse a utilizzare il metodo inglese. Secondo un approfondimento curato da Calcio e Finanza, il distacco tra le big e le piccole si andrebbe a ridurre drasticamente. Basti pensare che la Juventus scenderebbe da 109 milioni di euro a circa 53 milioni, mentre club come Genoa e Sampdoria salirebberoa quota 43 milioni. In uncontesto simile anche qualche piccola realtà italiana potrebbe emulare sul serio l'impresa del Leicester di Claudio Ranieri, primo in classifica a sorpresa in Inghilterra.