Raffaele Paolino (classe '69) è stato un ex calciatore professionista ruolo attaccante, con trascorsi in vari club: Cagliari, Carpi, Modena e Venezia. L'abbiamo incontrato per una chiacchierata sulla sua esperienza al Cagliari, dove iniziò la carriera. Paolino ha vestito la maglia rossoblu per 2 stagioni: 1989-90 (serie B) e 1990-91 (serie A). È stato protagonista in entrambe le stagioni: la prima con una promozione diretta, la seconda con una salvezza clamorosa, ottenuta dopo uno straordinario girone di ritorno. La sua carriera tra i professionisti si concluse a soli 29 anni nell'Ospitaletto.

L'intervista

Ciao Raffaele, grazie per la tua disponibilità. Iniziamo, sei rimasto nel calcio o ti occupi d'altro?

Ciao, grazie a voi che mi date la possibilità di ringraziare i tifosi del Cagliari, ancora oggi mi mandano messaggi affettuosi. Lavoro in un'agenzia di moda e fino a poco tempo fa ero responsabile del settore giovanile di una società dilettantistica. Quest'anno sono fermo, ma ho intenzione di ritornare ad insegnare ai bambini, mi piace lavorare coi giovani. E poi vorrei tornare in campo (anche in seconda categoria): mi alleno anche 2 volte al giorno, questo è importante soprattutto per noi ex calciatori.

Che ricordi hai dei tuoi trascorsi al Cagliari?

Solo ricordi fantastici, il periodo trascorso a Cagliari è stato il migliore della mia carriera, sia calcistica che personale.

Il calore dei tifosi mi rimbomba ancora nel cuore e nella mente. Ricordo sempre il presidente Orrù, Carmine Longo e Ranieri. Tre persone fantastiche che sapevano fare il loro lavoro, ognuno al suo posto. Il presidente era una persona amabile e fantastica, sempre pieno di entusiasmo.

Quando arrivasti eri un po' impaurito (come Gigi Riva a suo tempo).

Non eri molto felice di un trasferimento in Sardegna, lontano dalla famiglia e poi tu eri giovanissimo. Ricordo male?

Ricordi bene, il primo giorno che ho messo piede a Cagliari ho pianto, ma ho pianto di più quando sono andato via.

Insieme a Provitali eravate una bella coppia d'attacco, non era semplice sostituire Coppola e Piovani, protagonisti in C1.

Non era un' impresa facile sostituirli, all'inizio c'era molta diffidenza. Coppola e Piovani fecero faville, noi siamo riusciti a far bene anche grazie ad un pizzico di fortuna. In seguito con Provitali abbiamo giocato anche a Modena, me lo ricordo ancora ed ogni tanto me lo sogno di notte.

In Serie B eravate una matricola ma avevate un grande Mister, cosa ne pensi?

Ranieri? Un grande. Alla fine del girone d'andata prendemmo consapevolezza delle nostre qualità, il mister ci regalò una medaglietta d'oro con scritto: "volere è potere". Pensa che prima della partita cruciale, Como - Cagliari, ci portò al cinema a vedere il film "Carpe Diem" (cogli l'attimo) e guarda caso vincemmo 0-1. Ricordo lo stadio di Como stracolmo di tifosi del Cagliari, un'emozione indescrivibile.

La conquista matematica della promozione in A fu a Pisa, con tanti tifosi sardi a seguirvi in trasferta. In aeroporto la grande festa, ricordi?

Ricordo l'aeroporto stracolmo di gente e le strade invase dai tifosi, è stato il giorno più bello della mia vita. Ancora adesso se ci penso non mi sembra vero, anche perché ho contribuito ad un sogno di gloria per questa splendida città.

Un privilegio per pochi giocare in serie A con Francescoli. Che ricordi hai di quella stagione?

Un onore giocare col "principe", era un compagno fantastico che aiutava i giovani ad imparare a giocare e a sapersi comportare in campo. Io venivo dalle giovanili dell'Inter con Pasquale Rocco, in ritiro era mio compagno di stanza.

Avevamo una squadra giovane, ricordo nel girone d'andata la sconfitta con l'Inter in casa: 0-3 tripletta di Klinsmann, giocai pure titolare, ma quell'Inter di Trapattoni era troppo forte. È stata una salvezza storica, non avere mai mollato e credere al mister fino all'ultimo, è stato questo il segreto della salvezza in serie A.

1989/90, Serie B, Cagliari - Catanzaro 4-1

Puoi leggere anche la seconda parte dell'intervista, incentrata sul presente del calciatore.