Il tema della redistribuzione dei diritti tv del calcio, è entrato nel vivo del dibattito, con il Bologna di Joey Saputo, sugli scudi, insieme alla Fiorentina, al Napolie ai due club romani, nel proporre una svolta all'intero sistema calcio. 'La questione dei diritti tv – ha affermato il presidente del Bologna al Corriere della Sera – sarà cruciale. In America non esiste una distinzione tra piccoli e grandi club, con una sperequazione nella divisione delle risorse'.

Da Bologna, dunque, è partita la crociata per una maggiore equità nella distribuzione dei diritti tv, e proprio il club felsineo può essere ritenuto a buon diritto, un ottimo modello di gestione delle risorse, tenuto conto che nell'ultimo anno ha fatto registrare un incremento del 30% delle entrate commerciali, rispetto alla gestione precedente.

Tra gli obiettivi di Saputo c’è anche quello di cambiare le modalità di commercializzazione degli stessi diritti tv, anche sul versante estero. Il calcio italiano lamenta un gap non irrilevante rispetto alle altre federazioni calcistiche d'Europa in termini di incassi dalla cessione dei diritti tv esteri. Il calcio italiano incassa oggi solo 180 milioni contro i 600 milioni della Spagna e addirittura il miliardo e 200 milioni vantato della Premier League.L’idea futura è quella di una vendita diretta dei diritti per rendere più pingue il bottino.

Ecco i club che hanno già affiancato il Bologna

La svolta propugnata da Saputo appetisce, e non poco, club di rango elevato come Roma, Fiorentina e Napoli.

L'obiettivo finale è quello di aggregare almeno 15 club e creare una coalizione che potrà essere decisiva anche nell'elezione del nuovo presidente della Lega che dovrà portare avanti la svolta nella distribuzione dei diritti tv.

L'idea di fondo è quella di aumentare la percentuale (attualmente il 30%) della distribuzione delle risorse per meriti sportivi.

Il meccanismo attuale crea di fatto una sperequazione a beneficio dei top club italiani (Juventus, Milan e Inter), mentre ancora si attendono gli sviluppi della nuova legge Melandri che il governo ha messo in cantiere e che dovrà disciplinare la materia.