Sono gocce di memoria, sono perle di un calcio vecchio di quasi vent'anni. Mancano pochi mesi e poi saranno passati già quattro lustri da quell'estate del 1996, da quell'Olimpiade che sa tanto di nostalgia. Era l'anno della Juventus di Vialli e Del Piero e della finale vinta ai rigori contro l'Ajax, del fallimentare europeo azzurro in terra inglese e dell'Olimpiade del Centenario. Michael Johnson batte il suo precedente record del mondo sui 200 metri mentre l'Italiasi porta a casa 35 medaglie.
Il calcio si sa è sport di nicchia alle Olimpiadi, quasi un ripiego.
Quel torneo però è stato un qualcosa di magico, tante le stelle in campo, tanti i campioni del futuro che già allora erano dei giovani talenti. Roberto Carlos, Crespo, Nesta, Bebeto, Rivaldo, Cannavaro, Babangida, Rivaldo, JayJay Okocha, Kanu e Ronaldinho, o meglio Ronaldo.
Ronaldinho o Ronaldo
Il Fenomeno, a quei tempi il numero uno assoluto, ha giocato quell'Olimpiade con addosso la maglia numero 18 di Ronaldinho. Il Gaucho non c'entra, era ancora uno sconosciuto, ma Luiz Nazario De Lima amava farsi chiamare così in patria. Inoltre in rosa un Ronaldo c'era già, si tratta del difensore Ronaldo Guairo, classe 1974, onesto difensore che passa i suoi migliori anni tra Benfica e Besiktas.
Atlanta 1996 è stato un qualcosa di magico, funambolico, effervescente.
A partire dal caso Ronaldo/Ronaldinho, passando per l'Argentina del Valdanito Crespo, fino alla favolosa Nigeria di Babangida. Gli africani guidati dalla danza folle del playmaker JayJay Okocha conquistano la medaglia d'oro annientando le due Sudamericane.
Match ribaltati in pochi minuti, decisi all'ultimo respiro. Kanu agguanta il pareggio al novantesimo contro i brasiliani e a inizio supplementari colpisce nuovamente: finisce 4 a 3.
Spettacolo puro, calciointeso come joya, come divertimento, capriole vere e metaforiche si susseguono sul terreno verde, il dribbling ballato del gioiello Okocha è il marchio di fabbrica di questo calcio olimpico.
La finale non tradisce le aspettative: di nuovo Nigeria, di nuovo emozionie di nuovo un gol decisivo all'ultimo secondo.
L'Argentina di Passarella sembra formata da tanti piccoli soldatini, tutti ordinati, tutti militarizzati, non c'è però gioco, non c'è fantasia. E' paradossale, ma la Nigeria sconfigge l'Albiceleste più con la classe che con la fisicità.
Ad arbitrare c'è una nostra vecchia conoscenza: Pierluigi Collina. Piccolo sprazzo di Italia. La Nazionale di Cesare Maldini delude, non basta una difesa di ferro per passare il turno preliminare: Ghana e Messico ci sbattono fuori del peggiore dei modi. Era la Nazionale dei tre titoli europei consecutivi.
Lacrime di nostalgia, fotogrammi indelebili. Quella Nigeria pazzesca non riuscì poi a sfondare definitivamente, a Francia '98 esce agli ottavi contro la Danimarca. Il sogno africano muore lì. L'Olimpiade di Atlanta è il successo più bello del calcio africano, un torneo magico. In tutti i sensi.