Dire che si trattasse semplicemente di una bandiera nerazzurra sarebbe dire poco. Giacinto Facchetti è stato per l’Inter molto più di una delle tante stelle del calcio che hanno vestito quella casacca per tanti anni, anche perché i grandi campioni passano, ma un uomo come lui quelle tinte a strisce ce le aveva tatuate sul corpo e se le è portate addosso con fierezza per tutta la vita, fino a quel 4 settembre del 2006, quando nonostante una dura lotta ha perso la sua battaglia con la malattia.
Carriera da calciatore
Facchetti nacque a Treviglio il 18 luglio del 1942.
Durante la militanza nella squadra della sua cittadina venne scoperto da Helenio Herrera, che lo fece esordire nell’Inter nel maggio del 1961, in occasione di una partita di campionato contro la Roma. Indossò ininterrottamente la maglietta nerazzurra fino al 1978, vantando un totale di 634 presenze, 75 gol realizzati, 4 scudetti, una Coppa Italia, 2 Coppe dei Campioni (1964 e 1965), 2 Coppe Intercontinentali ed un secondo posto nella classifica per il Pallone d’Oro del 1965 a poca distanza dal vincitore, Eusebio, la perla nera portoghese del Benfica. Vestì anche per 94 volte (con 3 reti all’attivo) la maglia della Nazionale, vincendo l’Europeo del 1968, arrivando in finale ai Mondiali del 1970 in Messico (con l’Italia battuta 4-1 da Brasile di Pelè), partecipando a quelli in Germania del 1974 ed annunciando il ritiro poco prima dei campionati del 1978 in Argentina, nonostante fosse stato incluso nella lista dei convocati da Enzo Bearzot.
Carriera da dirigente
Proprio in Argentina partì la sua attività di dirigente accompagnatore. Cominciò a rappresentare l’Inter in campo estero prima di assumere le carica di vice presidente dell’Atalanta nel 1980. Ritornò con i nerazzurri di Milano nel momento in cui Massimo Moratti ne prese il timone, diventando prima direttore generale ed in seguito direttore sportivo.
Con la scomparsa di Peppino Prisco assunse la carica di vice fino alle dimissioni di Massimo Moratti nel 2004. Da quel momento diventò ufficialmente presidente dell’Inter, vincendo uno scudetto, dueCoppe Italia e dueSupercoppe italiane. Scomparve nel 2006, esattamente dieci anni fa, dopo una breve malattia (tumore al pancreas) e subito dopo un’estate resa ancor più rovente dallo scandalo di Calciopoli, con lo scudetto di quella stagione che venne assegnato a tavolino ai nerazzurri.
Cinque anni dopo, nel luglio 2011, vennero pubblicate intercettazioni telefoniche che lo vedevano all’epoca coinvolto insieme ad altri dirigenti con l’accusa di violazione dell’allora Codice 6 di Giustizia Sportiva. Il procuratore Stefano Palazzi, essendo ormai gli eventuali reati caduti in prescrizione, si limitò quindi a segnalare l’impossibilità a procedere. Attualmente Giacinto Facchetti riposa nel cimitero di Treviglio. A seguito della sua scomparsa la società Inter ha ufficialmente deciso di ritirare in suo onore la maglia numero 3.