Fiducie traballanti, occasioni da gol clamorosamente sprecate, gioco identico che vive di sussulti. Distanze incolmabili tra l’allenatore e il presidente, giocatori frustrati dalla inspiegabile incapacità di realizzare quel che nei mesi passati era sembrato venisse naturale. Mertens che tutto d’un tratto perde il potere magico di trasformare ogni tocco in oro, Insigne che s’arrabatta come non mai, coprendo il campo da capo a fondo, eppure si vede sconfitto. Visi scuri. Emigrati in Inghilterra che segnano a valanga e diventano all’improvviso il rammarico cocente e la voce della ragione.

Infelicità diverse, con animo abbattuto che si preparano allo snodo decisivo della stagione con rabbia e volontà di riscatto.

Il Napoli che scenderà allo Juventus Stadium dovrà fare i conti con un turbinio enorme di sensazioni e travagli. Ma avrà modo di scoprire di che pasta è fatto.

Il momento della Juventus

Uno schema che era lì, sotto il marmo; necessitava soltanto d’essere visto, modellato. Come la Pietà o il Mosè del Buonarroti. Servivano scalpello e occhi. Allegri ha avuto entrambi. La vittoria che arriva anche senza particolari gesta di incanto ed anche in momenti di tensione inattesi (Bonucci), gestiti con forza e apparentemente risolti per il meglio. Incursioni sulle fasce e centrali.

Alex Sandro furoreggia e Cuadrado dà prova di anarchia e disciplina a seconda dell’ispirazione del momento. Dybala che sembra ormai diretto alla scoperta di un nuovo se stesso, un giocatore fatto di arbitrio e classe, ma necessario a questa squadra probabilmente più di ogni altro. Un Higuain affamato di gol, che comincia ad apprezzare il contributo al gioco e alla manovra, ma che è spietato di sguardi per chi non ha saputo o voluto consegnargli il pallone da insaccare.

La Juventus che si affaccia alla semifinale di Coppa Italia ha tutto da perdere e nulla da guadagnare. Perché se uscisse sconfitta dall’incontro, dovrebbe fronteggiare per la prima volta la fallibilità dello schema osannato, mentre se vincesse non avrebbe fatto altro che il suo dovere. Per guadagnarci ha una sola strada, la più ardua, vincere convincendo col gioco.

Futuro

Sarri e Allegri si confrontano non solo in visione del destino delle loro squadre, ma soprattutto con i riflettori accesi sul loro futuro, paradossalmente incerto per entrambi, sebbene su due posizioni completamente differenti. Il tecnico livornese sembra essere diventato il principale pensiero di blasonati club inglesi e spagnoli già alla ricerca di una guida di prim’ordine per la prossima stagione. Il napoletano di Toscana invece combatte con le ombre di un rapporto che sembra agli sgoccioli e con la volontà di affermare il proprio calcio in una piazza difficilissima come quella di Napoli. Un obiettivo ostico. A cui proverà a dare una risposta sin da stasera.