Juventus-Palermo sembrava appartenere ormai alla Storia, acquisiti i tre punti, grande prestazione collettiva con esaltazione dei singoli: Marchisio che torna al gol proprio contro la squadra avverso la quale aveva subito il grave infortunio al ginocchio l’anno passato; Dybala che mostra al mondo le affinità elettive tra il suo piede sinistro e le traiettorie perfette; Higuain inaffondabile ed anaffettivo (agli abbracci di Goldaniga) ancora una volta a segno, e sono 19 in campionato. Tutto ok. Pronti per la trasferta di Oporto. Direte voi. Adesso ci si può concentrare sui vini ruby e tawny, specialità enologiche autoctone da degustare in letizia col dessert (parlo dei tifosi, non sia mai che i giocatori sgarrino la dieta).

Niente affatto. Scopriamo il perché.

Animi surriscaldati

È il secondo tempo di Juventus-Palermo, partita ormai in pugno per i bianconeri, Leonardo Bonucci, giocatore tra i più carismatici del gruppo, accende col Mister Allegri uno scambio acceso di vedute, condito da francesismi e “gentili” apprezzamenti reciproci. Motivo del contendere? Presunte incomprensioni sulle sostituzioni operate dal tecnico.

Corsa forsennata del difensore verso gli spogliatoi a fine gara, a cercare il faccia a faccia con il Mister, che si presume infuocato. Toni smorzati, tuttavia, nelle interviste del dopo partita. Allegri butta acqua sul fuoco. Tutti ci credono. Tutto rientrato. Ma poi?

Esclusione

Poi martedì trapela la notizia che nessuno si attendeva.

Bonucci non sarà in campo. Non sarà nemmeno in panchina. Direttamente in Tribuna. Punizione esemplare in uno dei momenti chiave della stagione. Potrebbe essere un autogol incredibile, considerando anche la fragilità fisica degli attesi titolari Barzagli e Chiellini, rientranti da fastidiosi infortuni e non certo al 100 per cento della condizione.

Stile Juventus

Di certo trattasi di atto dovuto, i gruppi vincenti hanno bisogno di leader riconosciuti e di scelte decise. Allegri ha dimostrato di sapersi conformare pienamente al famoso stile Juventus, che lascia poco spazio alle temerarietà individuali, e difficilmente assolve anche il più osannato dei campioni.

Allo stesso tempo non è una pagina felice per la Vecchia Signora comunque vada contro il Porto.

Alla vigilia di un match, di così cruciale importanza, vedere un solitario e cupo Bonucci in ricognizione sul prato dello Stadio Dragao, mentre i compagni scherzano distratti in gruppetti, lascia con l’amaro in bocca, soprattutto perché si tratta di uno dei giocatori più importanti del campionato italiano ed di un indiscutibile pilastro della difesa azzurra di Ventura.

Bonucci in questi sei anni e mezzo di militanza juventina ha dimostrato doti calcistiche ineguali ed una crescita caratteriale esponenziale. Siamo certi che passata la delusione e la comprensione dell’errore, saprà riprendersi il posto e la leadership che gli è riconosciuta.