Dicono che il calcio sia gentiluomo. Che tutto ciò che uno dà in termini di sacrifici (sì, ci sono pure nella vita di un milionario), di puntualità negli allenamenti, poi torna indietro. Attraverso le proprie qualità o magari attraverso il destino. Forse non è così, perché di storie di calciatori di talento fermati da una sfortuna ineffabile quando non ripetuta e beffarda ce ne sono parecchie. Poi però pensi a Cristiano Ronaldo, definito da compagni e allenatori come il professionista più esemplare del mondo, primo a presentarsi agli allenamenti e ultimo a lasciare il campo, e capisci che le ricompense esistono.
Oppure si può pensare, su un livello molto diverso, alla storia di Carlo Pinsoglio, che sta per raccogliere la soddisfazione più bella di una carriera che forse non sarà mai all’altezza delle aspettative dei primi anni, ma che stava prendendo una piega immeritata.
Vicenza e Modena: l'ascesa di Carlo
C’era una volta un talento nato nel fertile vivaio della Juventus. Classe ’90, di Moncalieri, con la Primavera della Juventus Pinsoglio vince da protagonista due tornei di Viareggio nel 2009 e nel 2010 prima di spiccare il volo verso il grande calcio. Il debutto in A però non arriverà mai, perché la Juve riesce a smistarlo solo in prestiti in squadre di provincia di B, compreso il Pescara che sarebbe stato promosso in A con Zeman, ma Carlo rompe presto con il boemo che non ne apprezza le qualità tecniche e allora il primo torneo da titolare, ma solo da metà stagione, arriva nel 2013 a Vicenza, prodromo del biennio a Modena.
In gialloblù Pinsoglio si afferma tra i top della categoria a dispetto degli alterni risultati della squadra e diventa un idolo della tifoseria fino ad approdare al Livorno, retrocessa con ambizioni di risalita.
Livorno e Latina: lo sprofondo
In caso di promozione forse Carlo avrebbe potuto vivere il sospirato esordio in A e invece da qui comincia l’incubo ben noto.
La squadra non gira e Pinsoglio commette qualche errore di troppo fino a perdere il posto. Il destino gli dà la possibilità di riscattarsi nell’ultimo turno contro il Lanciano, subentrando al giovane Ricci, espulso. Ma succede l’inverosimile, una papera di Carlo spinge i labronici verso la Lega Pro dopo 15 anni e la notte del 21 maggio 2016 è da incubo a causa di un’aggressione di un manipolo di tifosi scalmanati.
Sotto gli occhi dei genitori Pinsoglio viene malmenato e passa la notte in ospedale, con il solo "torto" di aver commesso qualche papera. Incredulità e la voglia di smettere per essere arrivato sulle prime pagine dei giornali non per meriti sul campo sembrano avere il sopravvento, ma alla fine si va avanti. Il prestito al Latina serve per riprendere confidenza con le proprie potenzialità, la maglia da titolare non è mai in discussione e il rendimento è eccellente e Pinsoglio si afferma anche come guida di esperienza di un gruppo che perde parallelamente certezze societarie e tecniche, oltre che come maestro per i giovani colleghi del settore giovanile, prime vittime incolpevoli di un degrado che porterà al fallimento.
Un sogno chiamato casa
A 27 anni la carriera è a un bivio, ma quando chiama la Juventus la risposta è una sola. Pinsoglio entrerà infatti a far parte da protagonista del tourbillon dei pali bianconeri nella prossima stagione: alle spalle di Gigi Buffon non ci saranno più Neto e Audero, bensì Woiciech Szczesny e appunto Carlo Pinsoglio nel ruolo di terzo. Quasi impossibile vedere il campo, ma il sogno di tornare dove si è cresciuti, partecipare alle trasferte di Champions e condividere lo spogliatoio con una schiera di campioni è senza pari e può ripagare di quei momenti bui. Pinsoglio potrà anzi entrare nella storia come uno degli ultimi compagni di squadra di Buffon, vicino all’addio, oltre che confrontarsi con il polacco, tra i migliori del mondo nel gioco con i piedi. La chiamata della Juventus all’agente Giovanni Pagliari è stata solo una formalità: il sì è sgorgato immediato. Gonfio di emozione, orgoglio e voglia di rivincita.