Silvio Berlusconi oggi ha gli occhi a mandorla. Per i tifosi del Milan più maturi, in effetti, è come fare un salto indietro di 30 anni, alla stagione 1986/87, la prima del presidentissimo la cui gestione ha portato nella bacheca rossonera qualcosa come 29 trofei ufficiali. Era il Milan degli elicotteri, di un magnate multimiliardario che acquistava i giocatori semplicemente giocando al rialzo. Arrivarono tra gli altri Roberto Donadoni, strappato all'Atalanta per 10 miliardi di vecchie lire, Daniele Massaro e Giovanni Galli dalla Fiorentina, quasi 12 miliardi in due.

E poi, ancora, Bonetti e Galderisi, una campagna acquisti faraonica per una squadra che avrebbe concluso la stagione al quinto posto. Sarebbe stato comunque il preludio delle future stagioni dei trionfi. Lo scorso aprile Berlusconi ha ceduto la maggioranza delle quote societarie nelle mani dell'imprenditore Li Yonghong, un altro tycoon cinese a Milano dopo l'avvento di Zhang Jindong al timore dell'Inter. Eppure, il derby di mercato dell'estate 2017 tra le due milanesi non potrebbe essere più sbilanciato. Il Milan sta rivoluzionando la squadra e si propone fin d'ora come la rivale più accreditata per contrastare lo strapotere della Juventus. L'Inter ha superato il problema del fair play finanziario, ha ufficializzato qualche colpo, ma nulla a che vedere con i rossoneri che hanno già speso la cifra astronomica di 187 milioni di euro.

Inutile dire che una parte di Milano gioisce ed esulta, pregustando già i primi impegni ufficiali. Di contro, sulla sponda nerazzurra circolano già i primi malumori, quelli dei tifosi che guardano con invidia i riflettori puntati sui 'cugini', ma anche quelli di qualche giocatore che, come accaduto già l'anno scorso, sarebbe alle prese con insistenti 'mal di pancia'.

La sconfitta nella seconda amichevole stagionale contro il Norimberga non conta nulla, parliamo di una formazione ancora imballata e con diversi assenti che deve inoltre assimiliare gli schemi del nuovo allenatore. Ma non contribuisce di certo a rassenare un ambiente preoccupato.

Milan da record

Leonardo Bonucci è il fiore all'occhiello della campagna acquisti del Milan, il difensore centrale della Nazionale era uno dei punti di forza della Juventus pluricampione d'Italia.

Averlo strappato alla Vecchia Signora sa di sfida già lanciata ed il suo trasferimento ha diviso l'Italia. Molti juventini lo hanno insultato sui social, altri hanno tirato in ballo la presunta superiorità gestionale di una società che può fare anche a meno dei suoi big: i commenti esprimono frustrazione, rabbia e falsa consolazione perché, insieme a Buffon, Bonucci era prima di tutto sinonimo di 'juventinità' e non sarà semplice trovare un sostituto di pari livello. Sarà il capitano del nuovo Milan, ma è solo la punta di diamante di una campagna acquisti sontuosa: prima del centrale azzurro, infatti, sono arrivati i difensori Musacchio, Rodriguez e Conti; i centrocampisti Kessie e Calhanoglu; gli attaccanti André Silva e Borini.

Senza contare il rinnovo del contratto di Gigio Donnarumma che meno di due settimane fa sembrava una missione impossibile. L'ultimo acquisto, in ordine di tempo, è il centrocampista argentino Lucas Biglia, ex capitano della Lazio. In totale, il Milan ha speso 187 milioni, la sesta campagna acquisti più onerosa di tutti i tempi e ci potrebbe essere tempo e modo di scalare ulteriormente questa speciale classifica. I rossoneri cercano ancora una punta di valore internazionale, l'oggetto del desiderio si chiama Pierre-Emerick Aubameyang che, oltretutto, prima di esplodere clamorosamente in Bundesliga era di proprietà del Milan che ne ha detenuto il cartellino fino al 2011. Il centravanti gabonese è un prodotto del vivaio rossonero.

Dovesse sfumare il suo arrivo, il duo Fassone-Mirabelli sta tenendo in caldo altre piste, si chiamano Belotti, Morata, Kalinic, e considerata la facilità con cui finora sono stati centrati tutti gli obiettivi, nulla esclude che arrivi un altro colpaccio. L'estate, del resto, è ancora molto lunga.

Inter, il caso Perisic e gli obiettivi impossibili

Che sia un'estate lunghissima se lo augurano soprattutto i tifosi dell'Inter. In realtà i nerazzurri hanno centrato un obiettivo importante, quello di chiudere la questione del fair play finanziario che, in caso contrario, ne avrebbe bloccato il mercato. Ci sono riusciti senza 'svendere' Ivan Perisic, ma proprio l'esterno croato sarebbe al centro di un caso.

I suoi 'mal di pancia' sono evidenti, ricordano tanto quelli di Mauro Icardi nella passata stagione. Se per Maurito la questione venne risolta da un adeguamento di contratto, Perisic sembra proprio voler cambiare aria ed il suo atteggiamento da 'separato in casa' è indisponente per lo stesso tecnico. Luciano Spalletti crede molto nel suo talento e lo considera un giocatore importante, ma non è certamente disposto a gestire una 'mina vagante'. La verità è che Perisic vuole fortemente il Manchester United dove José Mourihno lo attende a braccia spalancate. Con buona pace dell'ex allenatore interista, il croato non si muoverà da Milano per meno di 50 milioni di euro: per quella cifra l'Inter lo cederà, ma ci sarà il problema di trovare un valido sostituto.

Evidente che gli acquisti di Milan Skriniar in difesa e di Borja Valero a centrocampo non possono soddisfare i tifosi nerazzurri, ma nemmeno risolvere gli atavici problemi di una squadra che, al momento, avrebbe bisogno di almeno altri quattro innesti di spessore: due difensori esterni, un centrocampista di corsa e qualità, un attaccante esterno se dovesse partire Perisic. Sulla corsia esterna sinistra in difesa sarebbe già stato individuato il brasiliano Dalbert che verrebbe volentieri all'Inter, ma l'accordo con il Nizza sembra tutt'altro che vicino. A centrocampo serve un profilo di grossa caratura, quelli che piacciono a Spalletti sono di caratura mondiale: Radja Nainggolan ed Arturo Vidal fanno sognare i tifosi, ma è difficile strapparli a Roma e Bayern.

Accostarli continuamente all'Inter, salvo poi sottolineare quanto siano complicate le trattative, è un pò come parlare della volpe e l'uva e sta innervosendo non poco una tifoseria che ha avuto ben poche gioie dall'epoca post-triplete. E poi, ancora, Darmian, Di Maria, Lucas, Sanchez, tutti profili altisonanti il cui arrivo a Milano, sponda interista, è poco probabile.

La pazienza di Spalletti

Lo stesso Luciano Spalletti, intervistato dopo l'amichevole persa contro il Norimberga, ha indicato in "quattro" il numero dei giocatori che servono assolutamente alla sua squadra. "Non è detto che siano dei campionissimi, saranno utili a completare la squadra. Non possiamo spendere 50 milioni per ogni calciatore", ha sottolineato il tecnico, aggiungendo un appello alla pazienza dei tifosi: "Bisogna aspettare il momento giusto, anche se sarebbe meglio avere fin d'ora una rosa al completo".

Di certo l'ex tecnico della Roma ha fatto delle richieste precise e lavora in sintonia con Walter Sabatini. Sotto questo punto di vista non c'è l'improvvisazione dell'anno scorso, quando l'Inter si trovò alle prese con il caso Mancini ed esonerò il tecnico poco prima dell'avvio ufficiale della stagione sostituendolo con Frank De Boer. Com'è andata lo ricordano tutti, i tifosi nerazzurri hanno smesso da un pezzo di avere pazienza e già temono, con l'incombenza della International Champions Cup, di dover andare incontro a disfatte simili a quelle della passata stagione. Sono match che contano poco, ma i primi impegni ufficiali non sono poi così lontano. Citavamo la stagione 1986/87, quando l'ingresso nel calcio di Silvio Berlusconi stravolse per sempre il modo di fare mercato.

L'Inter di allora era reduce da una stagione deludente, ma rispose alla faraonica campagna acquisti dei cugini con alcuni colpi 'mirati' (Passarella e Matteoli, ndr) che migliorarono quello che era un buon 'telaio'. La vera risposta fu l'arrivo in panchina del tecnico più vincente di sempre, Giovanni Trapattoni e, ad essere sinceri, l'attuale dirigenza aveva tentato qualcosa del genere corteggiando a lungo Antonio Conte. Era però un altro calcio e, soprattutto, un'altra Inter. Quella attuale non sembra granché differente in organico rispetto a quella dell'ultima, disastrosa stagione. L'estate è ancora lunga, ma nemmeno tanto, ed il tempo non è un lusso che una grande squadra può permettersi ad oltranza.