La sconfitta rimediata dalla Nazionale italiana di calcio nella gara d'andata dello spareggio di qualificazione ai Mondiali in Russia della prossima estate, pone un interrogativo inevitabile: semmai avessimo la fortuna di passare il turno nel match di ritorno a Milano, meritiamo veramente di andare a giocarci il titolo a giugno-luglio 2018?

L'Italia, durante queste qualificazioni, nei momenti che contano ha palesato una grossa mancanza di personalità. Al di là degli schemi e del gioco espresso, i nostri giocatori sembrano essere piuttosto fragili sotto il profilo caratteriale.

Il commissario tecnico Gian Piero Ventura, all'indomani del pesante Ko patito in Spagna contro le "furie rosse", affermò che quella sconfitta aveva tolto convinzione al gruppo.

D'altronde, era stato ampiamente pronosticato che, per andare in Russia, si sarebbe dovuti passare attraverso le "Forche Caudine" dello spareggio, mettendo preventivamente in conto una sconfitta con la Spagna. Ma con la Svezia, a Solna, era lecito aspettarsi una formazione impaurita a cospetto dell'avversario scandinavo?

Che Svezia-Italia si sarebbe rivelata una partita spigolosa era risaputo: del resto, storicamente la nazionale scandinava ha sempre sofferto la nostra qualità tecnica e la nostra forza. Appunto, la forza: elemento dispensabile, soprattutto a livello mentale, per superare ogni tipologia di prova.

Nella gara del 10 novembre è mancata incredibilmente.

Ciò che risulta ancor più sconcertante, è l'imbarazzante organizzazione degli azzurri in campo: senza alcuna idea di gioco e priva della personalità necessaria per raggiungere ogni tipo di traguardo. Ventura, intervistato dalla Rai, ha sostenuto che la sconfitta è stata immeritata perché gli svedesi non hanno effettuato un tiro in porta, sottolineando come i nostri avversari abbiano trovato il vantaggio grazie ad una deviazione sfortunata che, al momento, li avvicina sensibilmente a Russia 2018.

Inoltre sarebbe auspicabile che, quando determinati calciatori vengono convocati in Nazionale, vengano utilizzati: ci riferiamo, in particolare, a Florenzi, Jorginho e Insigne. Era necessario puntare su Eder o su un Bonucci in un periodo di scarsa forma? Non sarebbe stato il caso di trovare qualche altra soluzione?

Oltre a questo c'è da considerare che, per la prima volta nella sua lunga storia, la nostra Nazionale - al di là della qualificazione o meno ai Mondiali - non sembra in grado di ostentare quella sicurezza e fiducia nei propri mezzi che l'ha sempre contraddistinta. In questi casi si dà la colpa ai giocatori. Ma l'allenatore? È veramente da Nazionale?