Una stagione in blucerchiato, la prima in un campionato di livello, da 33 presenze e 8 reti. Uno scippo, sebbene consenziente, alla Juventus pluricampione d’Italia. Una cifra, che supera i 40 milioni tra parte fissa e vari obblighi e opzioni, che gli costa il titolo di più caro acquisto della storia della AS Roma.

Queste le credenziali con cui Patrick Schick, a fine agosto, si presenta alla sua nuova squadra. Intorno a lui, a questo punto, non possono che nascere altissime aspettative. Solo un paio di estati prima, dopotutto, la Vecchia Signora aveva acquistato per un prezzo molto simile un certo Paulo Dybala, anche lui giovane promessa messasi in luce in A col Palermo.

In quella finestra di mercato, la Roma mira ad allungare la rosa, cercando di limare il gap che da anni la distanzia proprio dai bianconeri. Aggiungendo alla campagna acquisti un pezzo da novanta, il messaggio che arriva alle orecchie dei tifosi è chiaro: quest’anno si punta a vincere.

Eppure, basta davvero poco alla piazza giallorossa per cambiare completamente opinione sul nuovo arrivato, per tre motivazioni che possono esser riassunte in: posizione in campo, condizione fisica e terrore di un Iturbe-bis.

Posizione in campo

Dall’arrivo di Eusebio Di Francesco sulla panchina della Roma, non si parla d’altro che di 4-3-3 e della rigidità tattica del tecnico abruzzese. Si giocherà ad una punta, e Edin Dzeko viene da una stagione a livelli impressionanti, per cui la sua titolarità non si discute.

Rendimento simile lo aveva avuto sulla sua destra Momo Salah, ceduto però dai vertici giallorossi al Liverpool già a giugno per far tornare i conti prima della chiusura del bilancio. Da quel momento in poi, quindi la ricerca sul mercato si è focalizzata su un’ala destra di piede mancino.

La missione del neo-arrivato ds Monchi si concentra principalmente su due nomi.

Il primo è quello di Domenico Berardi, ben noto al nuovo tecnico, ma con poche garanzie di rendimento e di disciplina. Non convince. Il secondo è quello di Riyad Mahrez, algerino campione d’Inghilterra col Leicester del testaccino Ranieri nel 2015-16, ma i club non riescono a raggiungere l’accordo economico.

Così, il 29 agosto 2017, a due soli giorni dalla chiusura della finestra estiva di calciomercato, Patrick Schick diventa un giocatore della AS Roma.

È finalmente arrivata l’ala che sostituisca Salah? No. “Può fare la prima o la seconda punta”, dice prima del trasferimento l’allenatore doriano Marco Giampaolo, “dovrebbe scegliere il progetto tecnico migliore per le sue caratteristiche”. Eppure, con o senza il benestare del tecnico abruzzese, Schick e la squadra capitolina si stringono le mani.

L’euforia iniziale del tifoso si spegne ben presto: ma perché abbiamo preso Defrel, allora? E questo Under, farà la fine di Uçan? E poi, 40 milioni per un giocatore che non serve?

Condizione fisica

Dal 7/9 al 14/9, dal 18/9 al 20/10, dal 31/10 al 23/11 e dal 28/1 al 10/2. Settantacinque giorni. Due mesi e mezzo. Questo il tempo trascorso in infermeria da Schick dal suo approdo in giallorosso.

Nella stagione alla Sampdoria, soli sette giorni di assenza per un problema alla spalla. Con la Roma, 13 partite saltate per infortunio.

Nelle saltuarie sfide in cui è a disposizione, Schick gioca poco e solo a spezzoni, non riuscendo mai ad esprimersi con continuità. Quindi, 40 milioni per un giocatore guasto?

Terrore di un Iturbe-bis

Non c’è uguaglianza, ma somiglianza tra i due. Non estetica, senza dubbio. Un vichingo di 1,87 m e un sudamericano di 1,73 m hanno poco in comune da quel punto di vista. La posizione in campo, invece, quella potrebbero anche condividerla. Pur non nascendo per giocare sull’ala come Iturbe, il ceco vi ci è spesso dirottato per necessità, andando a calcare le stesse zolle di terreno calpestate dall’altro nelle ultime stagioni.

E questo già è un cattivo presagio.

Ma la somiglianza che fa drizzare le orecchie ai tifosi giallorossi è qualcosa che in un primo momento sembrava dover essere un motivo di orgoglio. Come il piccolo paraguaiano, Schick è stato soffiato alla Juventus, rivale nella lotta al titolo. Ma se nel caso di Iturbe le due squadre hanno duellato sino al verdetto finale (e comunque ha avuto la ragione la “sconfitta” Juventus), per Schick i bianconeri si estromettono dalla corsa. Dopo aver trovato l’accordo per una cifra che si aggira sui 30 milioni, infatti, il club di Agnelli temporeggia per quasi un mese e decide poi di non chiudere l’affare. Le visite mediche evidenziano dei problemi cardiaci, e i campioni d’Italia non si fidano delle condizioni fisiche del calciatore.

A quel punto, con la strada quasi spianata, la Roma subentra e chiude con la Samp aggiungendo addirittura una decina di milioni all’offerta della Juventus. Come accaduto tre anni prima per Iturbe, solo chi ha la vista annebbiata può avere il sentore che la Roma abbia veramente beffato i suoi rivali. E quindi, 40 milioni per un giocatore dal rendimento nullo?

Gli esiti

Finalmente schierato da titolare al centro dell’attacco nella partita contro il Milan, Schick è stato il migliore dei suoi nei primi 45’. Ha lottato, corso, ha dribblato e cercato di fratturare il muro eretto dalla linea difensiva rossonera. E ad inizio ripresa, proprio quando avrebbe potuto far cambiare idea a tutti gli scettici, è scomparso dal campo.

In un primo momento si è un po’ pestato i piedi col neo-entrato Dzeko, poi si è volatilizzato e non è riuscito a lasciare un segno permanente in quella che era forse la miglior gara da lui giocata con questa maglia. Ha perso l’occasione.

Oggi, a sei mesi dall’acquisto più oneroso della storia capitolina, la tifoseria non si è ancora scaldata. Per lui solo tanti infortuni e un gigantesco errore nello scontro diretto con la Juve che i sostenitori non paiono avergli ancora perdonato. La Roma precipita in quinta piazza e non c’è amore destinato ai giocatori. Si ricomincia con il solito ritornello: “Tifiamo solo la maglia”.

Eppure, le possibilità concessegli per esprimere le proprie qualità sono state davvero poche, quelle di farlo con continuità praticamente nulle.

Chi vuol far crescere un giovane talento deve coccolarlo e proteggerlo. Ma per la piazza romana è evidente che la pazienza non sia, o quantomeno non sia più, una virtù applicabile e condivisibile.

Allora, alla fine dov’è la verità? Ha sbagliato la Roma a prendere il ceco? O magari aveva ragione quel Giampaolo che conosce bene sia il calcio che il giocatore, e che forse avrebbe meritato una considerazione maggiore in estate? Sia mai che, per caso, la scelta sbagliata l’abbia fatta Patrick Schick?