Un rapporto mai sbocciato quello tra il presidente James Pallotta e il popolo di fede giallorossa, entrambi allo stesso tempo artefici e vittime di continue incomprensioni. La più grande è probabilmente stata quella delle barriere in Curva Sud, con la società che si vedeva ingiustamente colpevolizzata dai tifosi per la divisione del settore più caldo dello Stadio Olimpico. La più recente risale invece solo alla giornata di giovedì scorso, quando il presidente è intervenuto alla Sloan Sports Analytics Conference del MIT di Boston. Giornata particolarmente negativa in termini di comunicazione per il magnate americano che si è ritrovato su tutti i titoli specialmente per due affermazioni.

Le frasi incriminate vertono sul far andare in bancarotta le radio romane, ree di gettare fango sul club ad orario continuato, e sulla possibilità di scovare il nuovo Totti tramite la match analysis. Già a primo impatto si dovrebbe percepire la differente gravità delle due sue affermazioni, ma la storia è ben diversa se le orecchie di chi ascolta appartengono a un tifoso giallorosso.

Le radio romane

“Dovessi ascoltare ogni giorno le radio romane mi getterei dal Tobin Bridge (ponte di Boston). Ce n’erano 9, ma credo che nel frattempo ne abbiamo fatte fallire 2. Ne mancano 7”, queste le parole di Pallotta diventate virali nel giro di pochi istanti. Un promessa, un impegno preso, una lotta contro il mondo radiofonico della capitale che non aderisce proprio perfettamente all’identikit del buon presidente.

Ci sono diversi errori da parte di Pallotta in questa dichiarazione. Il primo è senza dubbio quello di generalizzare, di incolpare in egual misura tutte le radio della capitale, e con esse tutti i loro addetti ai lavori. Tutti i giornalisti dall’etica ferrea, tutti gli innamorati di questo straordinario media che con passione e dedizione ad esso dedicano tempo e sudore.

Il secondo è quello di colpire con tanta forza proprio uno dei mezzi di comunicazione più utilizzati e più cari ai tifosi della Roma. Le radio della Capitale sono ascoltate 24 ore al giorno: col caffè mattutino, in macchina, in ufficio, di ritorno verso casa. Per alcuni sostenitori romanisti, la radio è una compagna di vita, uno strumento che li fa sentire parte integrante della società per cui tifano sin da bambini.

Minacciando le radio, Pallotta ha minacciato uno di famiglia.

Il nuovo Totti

Piuttosto differente lo scenario in cui si cala la seconda della affermazioni incriminate. Al presidente giallorosso, stavolta, non può esser imputata l’intera colpa della mancata comprensione tra sé e il suo pubblico. “Ho speso molto tempo nel mondo dell’intelligenza artificiale e del machine learning”, ha detto Pallotta, “per tentare di scovare i migliori giocatori…magari il prossimo Messi, se esiste, o Ronaldo, o Totti”.

Il messaggio inviato dal presidente dovrebbe dunque esser tradotto come: la Roma è al passo con i tempi e si muove con l’ausilio della più recenti tecnologie per scovare i migliori prospetti e rendere grande questa squadra.

Il messaggio viene però decifrato secondo i codici utilizzati da chi lo riceve. Ciò che arriva ai suoi destinatari è quindi: basta un po’ di impegno e con i computer si può trovare qualcuno come Totti. L’errore più grande che il presidente che ha rottamato una tale leggenda può commettere è quello di sconfessare di fronte ai tifosi giallorossi la sua unicità.

Ora, se nel primo caso Pallotta ha chiaramente superato il limite con le sue dichiarazioni, in quest’ultimo in problema arriva nel percorso da chi enuncia a chi riceve. Investire nell’innovazione statistica nel mondo del calcio si sta rivelando anno dopo anno sempre più importante per le società di alto livello e la volontà del presidente americano di avvalorarsi di tecnologie all’avanguardia non può che esser condivisibile anche dai sostenitori.

Ciò che però Pallotta ha dimostrato è di non conoscere il modo migliore di esprimersi e non saper come trattare con la calorosa ed impulsiva piazza romana.

Serve maggiore attenzione

Presidente, pesi bene le sue parole, sempre. Che lei voglia o meno tirare una stoccata, si renda conto che ogni singola frase da lei emessa è sotto il vaglio di tutto, e a ragion veduta. Il popolo giallorosso, dal canto suo, dovrebbe impegnarsi a non trovare sempre la malizia nelle parole del suo numero uno. Pallotta vuole cercare dei nuovi campioni per la Roma, ma state ben certi che nessuno potrà rimpiazzare nei vostri cuori Francesco Totti.

La comunicazione, questa sconosciuta. John Fitzgerald Kennedy ha rivoluzionato la scena politica americana e mondiale investendo sulle proprie abilità oratorie e la propria avvenenza fisica.

Ha vinto un’elezione grazie al meticoloso studio del suo staff, che lo ha consigliato sul cosa dire e come dirlo, fino ad arrivare al come vestire, come star seduto e quali espressioni rivelare alla telecamera. E ha vinto le elezioni. Ma questa è storia americana del 1960, presidente Pallotta. A questo punto, dovrebbe averla ben assimilata.