Zoff, Scirea, Cabrini, Brio, Tardelli, Rossi, Platini. L'ultima volta che la Juventus ebbe la meglio in un doppio confronto con una squadra dell'Inghilterra c'erano questi e altri campioni a comporre la rosa del club bianconero: tra il 2 e 16 marzo 1983 infatti la Juve si sbarazzò con pochissimo affanno dell'Aston Villa vincendo, anche in quel caso, in Inghilterra per 2-1 per poi chiudere i conti a Torino per 3-1. Da quel quarto di finale della Coppa dei Campioni di 35 anni fa ogni qualvolta che una squadra inglese ha incrociato il cammino della Vecchia Signora in turni andata e ritorno ad eliminazione diretta quest'ultima ha sempre salutato la competizione europea in questione.

La partita di Wembley

La storia però ci insegna che i tabù sono come i record, cioè fatti per essere infranti ed il prosieguo del sentiero che porta alla finale di Kiev del 26 maggio prossimo non lasciava molta scelta alla squadra di Massimiliano Allegri che era obbligata a vincere nel tempio di Wembley, casa provvisoria del Tottenham Hotspurs, in virtù del pareggio interno per 2-2 all'andata.

Il primo tempo è stato un esempio di come questa fosse un'impresa non facile. Gioco sempre nelle mani degli inglesi che fanno della forza fisica e del contenimento della palla il loro cavallo di battaglia per tenere sotto controllo la volontà di una Juve incerottata, fisicamente non troppo in forma e più anziana come età media.

Ma anzianità vuol dire anche esperienza e se questa viene unita al carisma, alla caparbietà e alla personalità di senatori come Buffon, Barzagli e Chiellini; un primo tempo pieno di errori e chiuso in svantaggio per la rete al 39° del talentuoso sudcoreano Son, può essere solo uno stimolo ulteriore per prendere di petto il secondo tempo.

La Juve infatti, superata la fase di studio iniziale, riesce a trovare il varco per siglare il pareggio con Gonzalo Higuain al 64° e se questo gol di per sé non sarebbe bastato per ottenere la qualificazione ai quarti di finale (3-3 l'aggregato ma il Tottenham aveva segnato di più in trasferta) è stato fondamentale per ridare morale alla squadra bianconera che, solo tre minuti dopo, trova il raddoppio con Paulo Dybala che varrà a fine partita la vittoria e la qualificazione.

Da quel momento in poi la Juve rischia leggermente quando il velocissimo e agile Son e il bomber inglese Harry Kane tentano il tutto per tutto quanto meno per portare la sfida ai supplementari (cosa che c'è mancato poco riuscisse intorno al '90 quando la difesa juventina spazza dalla linea di porta un pallone velenosissimo); ma tiene comunque in pugno la partita facendosi anche rivedere nell'area di rigore degli Spurs.

Ai quarti, andata in programma il 3 e 4 aprile, servirà sicuramente una Juventus più in condizione e continua. Nel frattempo però sono i bianconeri che, al fischio finale dell'arbitro, hanno il diritto di festeggiare di fronte ai 90.000 di Wembley (sportivissimi nel silenzio assoluto assunto durante il minuto di silenzio nella memoria del povero Davide Astori) un passaggio del turno sofferto e un trionfo che entra nella piccola lista delle vittorie italiane, tra club e Nazionale azzurra, nel mitico stadio londinese.