Massimo risultato e minimo sforzo. La Juventus batte l'Atalanta per 1-0 anche al ritorno e ipoteca la quarta finale di Coppa Italia consecutiva. A decidere una sfida convulsa e nevrotica è un calcio di rigore di Pjanic a un quarto d'ora dalla fine. C'è tutta la filosofia della Juve di Allegri in questa partita. La squadra è in grado di soffrire, di gestire con freddezza i momenti di difficoltà nei quali l'Atalanta prova a far male ai bianconeri con azioni manovrate, cercando di penetrare palla a terra nella difesa juventina ma riuscendo a spaventarla solo con un'azione "casuale", un regalo di Benatia che spalanca la porta al Papu Gomez, sfortunato nel trovare il palo con un pallonetto morbido.

È una Juve solida e cinica, cosciente del vantaggio da difendere e delle energie da risparmiare in vista di una serie di sfide cruciali: sabato la Lazio in campionato (ore 18.00) e mercoledì (20.45) il ritorno degli ottavi di Champions League contro il Tottenham. Con pazienza i bianconeri la sbloccano (rigore concesso per una trattenuta evidente su Matuidi) e controllano la gara fino alla fine conquistando il pass per l'atto finale della competizione che si terrà allo Stadio Olimpico di Roma in data ancora da definire (verrà comunicata solo dopo un'eventuale eliminazione della Juventus dalla Champions League). L'avversaria dei bianconeri sarà il Milan che ha battuto la Lazio.

Sempre fino alla fine: il mantra di Massimiliano Allegri

Fino alla fine. Non è solo uno slogan o un coro da cantare in curva per incitare la squadra. Da quando Massimiliano Allegri si è seduto sulla panchina della Juventus sembra essere diventato una costante. I bianconeri lottano sempre per arrivare in fondo a tutte le competizioni a cui partecipano, dal campionato alla Coppa Italia alla Champions League.

Nessun calcolo conservativo, nessuna partita snobbata. Oltre alla Serie A, vinta per tre volte in tre anni dal tecnico livornese, la Juventus, in Italia, non vuole lasciare nulla alle avversarie e si è aggiudicata anche le ultime tre edizioni della Tim Cup. Sempre in campo fino all'ultima partita. D'altronde, come dice lo stesso Allegri, la squadra quasi si annoia a giocare una volta alla settimana, il livello di attenzione e di tensione si abbassa e subentra quel senso di sazietà che fa perdere di vista gli obiettivi.

Per questo è importante portare fino in fondo anche la competizione più affascinante e blasonata, quella Champions League che manca in bacheca dal 1996. Alla Juve, durante la gestione Allegri, è riuscito due volte su tre. Nel 2015, quasi inaspettatamente, i bianconeri, eliminati un anno prima già nella fase a gironi sotto la guida di Antonio Conte, compiono un percorso straordinario fino alla finale di Berlino, superando squadre in quel momento più blasonate come il Borussia Dortmund e il Real Madrid campione in carica e cedendo il passo solo nell'ultimo atto al formidabile Barcellona di Luis Enrique. Diverso il discorso per la finale del 2017 persa pesantemente contro il Real Madrid. La convinzione generale dell'ambiente juventino, questa volta, era quella di poter finalmente spezzare il tabù europeo.

L'unico caso in cui la squadra di Allegri non è riuscita ad arrivare fino all'ultima sfida riguarda l'edizione 2015/2016. La Juventus, forse spossata dalla lunga e fruttuosa rincorsa in campionato, viene eliminata agli ottavi di finale dal Bayern Monaco di Pep Guardiola, ma solo ai tempi supplementari di una sfida giocata ad armi pari dalla Signora. Lo score è, quindi, veramente straordinario. In tre anni di lavoro, la Juventus di Massimiliano Allegri ha portato fino in fondo otto competizioni sulle nove disputate e quest'anno, con ogni probabilità, ne porterà almeno due su tre, con un cammino in Champions League ancora tutto da scrivere.