Ormai è l'incubo dei tifosi interisti. Tre parole: Fair Play Finanziario, tali da far spazientire chi sogna una squadra stellare in grado di competere per lo scudetto ed anche per la Champions League, nella quale i nerazzurri torneranno a partire dalla prossima stagione. Bocconi amari da mandare giù, soprattutto vedendo gli acquisti milionari delle grandi d'Europa, una rabbia che viene alimentata dalla presenza di una nuova proprietà che, in quanto a disponibilità economica, non è certamente l'ultima arrivata. 'I cinesi ci prendono in giro e non hanno soldi', è uno dei commenti più in voga che si legge sui social network.

Non è esattamente così, anzi per fortuna dell'Inter non è proprio così. I benefici dell'avvento del patron di Suning al timone del club si avranno negli anni a venire, ma bisogna avere ancora un po' di pazienza. Il FPF ha frenato le campagne acquisti dell'Inter, in particolare nell'ultima stagione. Nella prossima si avrà certamente una salutare boccata d'ossigeno con i proventi della Champions che, di fatto, aiutano a sopportare il problema, ma non possono risolverlo nell'immediato. I vincoli che l'Uefa ha posto all'Inter fanno parte di un preciso negoziato che risale al 2014 e che venne messo nero su bianco l'anno successivo. Quanto accade ormai da tre stagioni (compresa quella attuale) è stato concordato tra le parti e va rispettato.

Non ci sono altre soluzioni, perché il rischio che si corre è quello di sanzioni pesanti che possono portare addirittura all'esclusione dalle competizioni continentali.

Il settlement agreement dell'Inter

Massimo Moratti era ancora il presidente dell'Inter nel 2014, quando venne concordato con l'Uefa il settlement agreement, sottoscritto poi nel 2015 dal successivo proprietario di maggioranza, Eric Thohir.

Per chiarire una volta e per tutte di cosa si tratta: il Fair Play Finanziario venne introdotto nel settembre del 2009 dall'Uefa con l'obiettivo di fare estinguere i troppi debiti che le società avevano contratto, dando indicazioni per indurle ad un auto-finanziamento. I club vennero sottoposti alla lente di ingrandimento dei massimi vertici del calcio europeo a partire dal 2011, fino alla stagione 2014.

L'Inter all'inizio del 2012 aveva perdite in bilancio che superavano i 60 milioni di euro. Nel documenti che la dirigenza nerazzurra firmò con l'Uefa, c'è l'impegno a rientrare completamente nei parametri posti da quest'ultima. Il monitoraggio è partito nella stagione 2015/2016 e si concluderà al termine della prossima stagione, a giugno del 2019.

Cosa prevede l'accordo

Nella stagione 2015/2016 era stato concesso all'Inter di chiudere in passivo per un massimo di 30 milioni di euro che dovevano essere azzerati al 30 giugno dello scorso anno. Così in effetti è stato e l'equilibrio deve essere mantenuto anche al prossimo 30 giugno, in modo da rispettare tutti i vincoli al termine della stagione 2018/2019.

E tanto per rispondere alle domande di tifosi che si chiedono come mai l'Inter stia rinunciando ai riscatti di Cancelo e Rafinha bisogna evidenziare che, per queste operazioni, occorre una cifra di circa 70 milioni di euro, davvero impensabile alla luce di ciò che è stato appena descritto. Ciò non toglie che questi giocatori possano essere acquistati dopo il 30 giugno 2018, soluzione prospettata da alcuni organi di stampa e che avrebbe un senso visto che la spesa peserebbe sul prossimo bilancio che avrà però il toccasana dei ricavi Champions.

Multe e limiti

L'Inter, a causa del pesante rosso dei conti, subì anche una multa di 20 milioni che andava trattenuta dai ricavi delle partecipazioni alle Coppe Europee.

I primi 6 milioni andavano versati subito in tre rate da 2 milioni di euro, i restanti 14 con la condizionale, nel senso che saranno versati solo nel caso in cui il club non rispetti gli accordi. Era stata inoltre inflitta una limitazione delle rosa da iscrivere alle competizioni continentali, da 25 a 21 giocatori nella stagione 2015/2016 ed a 22 in quella successiva. La restrizione verrà cancellata nella prossima Champions League, alla luce degli impegni parziali che sembrano rispettati (sarebbe venuta meno in questa stagione, ma l'Inter non ha partecipato ad alcuna competizione europea), visto che anche al prossimo 30 giugno l'Inter dovrebbe rientrare nei parametri. La limitazione riguarda anche la campagna acquisti, il saldo di Calciomercato infatti deve essere pari o positivo e c'è stato inoltre l'impegno da parte della dirigenza di ridurre in maniera graduale i costi del personale, in particolar modo relativi agli ingaggi di staff tecnico e giocatori.

Motivo per cui un eventuale aumento dell'ingaggio di Mauro Icardi, tanto per citare un esempio, ad 8 milioni di euro (tale sarebbe la richiesta della moglie-manager Wanda Nara) sarebbe certamente da considerare inopportuno, se non addirittura impraticabile.