Superare lo choc, innanzitutto. Lavorare a capo chino e gettare le basi per il futuro, i cui primi impegni ufficiali non sono così tanto lontani anche a causa dell'infittirsi del calendario internazionale. Italia-Arabia Saudita va agli archivi con un successo carico di significati, ben più di quanto dica lo striminzito 2-1 finale in favore degli azzurri e la prestazione in campo, decisamente in chiaroscuro. Era l'esordio di Roberto Mancini in panchina, è andato meglio di molti suoi precedessori visto che, dal 1974 ad oggi, soltanto quattro CT erano riusciti a 'bagnare' il proprio debutto con un successo (Vicini, Maldini, Zoff e Conte, ndr).

Era il match del ritorno del 'figliol prodigo', Mario Balotelli, autore di una prestazione scintillante in quasi un'ora che è rimasto in campo oltre che di un gran gol. Era la rivincita di Mimmo Criscito alla sua 'terza vita' azzurra: non dimenticherà mai quella ferita dell'Europeo del 2012 perso a causa di una falsa accusa che lo vide coinvolto, suo malgrado, in uno dei tanti scandali-scommesse del nostro calcio. Entrambi non giocavano in Nazionale da quattro anni, Mario dal quel triste giorno di Natal, dalla sconfitta con l'Uruguay che decretò l'eliminazione prematura dell'Italia dai Mondiali brasiliani. Ambedue, al di là delle motivazioni personali, sono due note liete della prima Italia di Mancini.

Ci sono anche note stonate, ma del resto nessuno è dotato di poteri magici. Quella della Nazionale, dopo la 'doccia svedese' e l'eliminazione dalle qualificazioni della Coppa del Mondo di Russia 2018, sarà una ricostruzione lenta e paziente che dovrà essere messa in atto con intelligenza, competenza e criterio. Per Mancini non si preannuncia una missione facile, ma le sfide non lo hanno mai spaventato.

Se ci fosse stato SuperMario?

Le acconciature sono sempre originali e discutibili, le sue esultanze post-marcatura sono composte e misurate, come se gonfiare la rete avversaria fosse per lui una semplice ed ordinaria amministrazione. In questo non è cambiato, per il resto Mario Balotelli ha confermato di essere un calciatore ritrovato dopo la disastrosa stagione a Liverpool ed il deludente ritorno al Milan.

L'esperienza biennale al Nizza lo ha rigenerato, SuperMario sembra nuovamente pronto per un top club e, considerato che la sua esperienza in Francia si è chiusa, sarà uno degli uomini-mercato della prossima estate. Ma può rappresentare anche un grande 'acquisto' per la Nazionale che lo aveva visto protagonista fino ai Mondiali del 2014: nei 58' che è rimasto in campo a San Gallo contro l'Arabia Saudita è stato certamente il migliore. La voglia era tanta e si è vista: nel modo in cui usciva continuamente a prendere palla, nella precisione dei passaggi e nei dialoghi con i compagni. La rete che ha sbloccato il match al 21' è tipica del suo repertorio, il dribbling potente che lascia sul posto l'avversario e la conclusione secca che pesca l'angolino.

Si candida dunque fin d'ora ad essere un punto di riferimento per il nuovo corso dell'Italia e, guardandolo oggi, non possiamo fare a meno di pensare a quanto poteva essere utile nel play off contro la Svezia. Ci fosse stato SuperMario... si saranno chiesti molti tifosi cercando di dare una risposta. In casi come questo, però, non può esserci alcuna riposta.

Note liete e note stonate

Di Balotelli abbiamo già detto, la sua è stata una prestazione da 7 pieno. Lo ha sostituito Andrea Belotti che, dopo una conclusione da dimenticare, si è riscattato con un gol da vero centravanti. Più che sufficiente il citato Criscito: sontuoso il primo tempo nel quale la traversa gli ha negato la gioia del gol, mentre è stato vistoso il calo nella ripresa.

Buona la prova di Pellegrini che ha seminato lo scompiglio nella metacampo saudita con i suoi inserimenti, ma ha peccato in fase conclusiva. Prova sufficiente per i vari Bonucci, Romagnoli, Florenzi, Jorginho ed Insigne, poco impegnato Donnarumma che si è dimostrato comunque reattivo su Almuwallad nell'occasione che poteva fruttare il pareggio alla formazione asiatica. Tra le prestazioni negative, invece, quella di Zappacosta il cui errore grossolano è costato un gol evitabilissimo. Poco incisivo, infine, Politano che con le sue caratteristiche poteva certamente fare parecchio male ad una squadra che non è sembrata un fulmine di guerra.

Un'avversaria complessivamente modesta

L'Arabia Saudita, per l'appunto, è sembrata una squadra complessivamente modesta, il cui obiettivo in Russia è quello di tentare l'impresa di superare quantomeno il primo turno.

La nazionale allenata da Juan Antonio Pizzi, reduce dalla mancata qualificazione ai Mondiali alla guida del Cile, avrà l'onore e l'onere di inaugurare la 21esima edizione della Coppa del Mondo il prossimo 14 giugno, a Mosca, contro la Russia padrona di casa. In fin dei conti il girone in cui sono inseriti i 'Figli del deserto' non sembra affatto proibitivo (Egitto ed Uruguay le altre due formazioni), dunque i pronostici non sono affatto scontati. Del resto i sauditi centrarono l'obiettivo qualificazione agli ottavi nel 1994, contro ogni previsione, alla loro prima partecipazione iridata.

Prossimi impegni e... nostalgia da superare

Dall'alto della nostra grande tradizione, nemmeno nei nostri incubi peggiori potevamo ipotizzare che un giorno saremo stati considerati un test-match dall'Arabia Saudita in vista della fase finale di un Mondiale al quale loro parteciperanno e noi saremo soltanto spettatori.

Ma questo, purtroppo, non possiamo cambiarlo. Non ci resta che attendere le altre due amichevoli, certamente più impegnative: l'1 giugno affronteremo la Francia a Nizza, sfidando dunque una squadra che viene inserita nel ristretto lotto delle favorite per il titolo mondiale. Il 4 giugno, infine, ospiteremo l'Olanda a Torino, un'altra nobile decaduta che, come noi, ha fallito l'appuntamento iridato. Roberto Mancini ha già messo nel mirino il primo, autentico obiettivo: la Nations League, ultima nata nella famiglia Uefa che sta iniziando a diventare un pò troppo numerosa. Le nostre avversarie, a partire dal prossimo settembre, sono di prim'ordine: con Portogallo e Polonia non si possono dormire sonni tranquilli.

E visto che il torneo prevede un titolo, ma anche le retrocessioni, finire in una sorta di Serie B delle Nazionali d'Europa non è certamente un toccasana per il nostro calcio sofferente. Restiamo quattro volte campioni del mondo, ma anche 20esimi nel ranking FIFA: ci precedono tutte le tradizionali 'grandi', ma anche squadre di media forza e nazionali non propriamente stellari come la Tunisia. Inutile guardare al passato con nostalgia, il nostro è un azzurro sbiadito che deve ritrovare colore.