Riesce sempre ad ottenere risultati significativi, tirando fuori il meglio con i giocatori a disposizione. Un allenatore professionale, meticoloso e passionale che preferisce far parlare il campo, dimostrando con i fatti le sue qualità tecnico-tattiche. Le sue squadre hanno sempre una precisa identità, riuscendo a raggiungere gli obiettivi prefissati. Chi lo conosce bene lo apprezza, perché capace di dare sempre tutto, dentro e fuori dal campo.

Stiamo parlando dell'enfant prodige della panchina, Angelo Bognanni, trainer buterese che, secondo molti addetti ai lavori, ha davanti a sé un grande futuro, potendo già contare su una discreta gavetta: infatti, nonostante la giovane età, allena già da nove anni tra Promozione, Eccellenza e campionato estero (Prima Lega Classic Svizzera, equivalente alla Lega Pro italiana).

È stato, tra l'altro, nel recente passato, anche responsabile tecnico in Sicilia del progetto Academy dell'Udinese Calcio, e negli anni addietro è stato ospite in molti ritiri di società di Serie A e B, rimanendo folgorato ed ammaliato dalla metodologia di mister Conte quando allenava la Juventus, con la quale ha vinto tre scudetti consecutivi.

Bognanni: "Quella passata è stata una stagione travagliata, ma sono pronto a ripartire"

Abbiamo contattato Angelo Bognanni, facendoci rilasciare un'interessante intervista.

Mister, un'altra stagione è finita, e un'altra è pronta per iniziare: com'è stato quest'anno calcistico appena trascorso?

"È stata una stagione intensa, ricca di colpi di scena, piena di impegni fino alla fine.

È iniziata con buoni propositi: avevo accettato la proposta del Raffadali, in Eccellenza: fin da subito, io e il mio staff avevamo iniziato un percorso e un lavoro abbastanza profondo e professionale, creando un gruppo che piano piano stava diventando squadra. Le prime amichevoli pre-campionato stavano andando bene anche contro formazioni blasonate, la squadra cresceva sotto tutti i punti di vista, ma poi è arrivata la 'doccia fredda' della non iscrizione della società in Eccellenza, e quindi la caduta di tutti gli impegni di me, del mio staff e dei giocatori.

A ottobre arriva la chiamata del Campofranco, società storica con un buon passato calcistico alle spalle.Tutto era iniziato bene, con 2 vittorie nelle mie prime 3 partite, ma situazioni esterne mi hanno portato a dimettermi, perché c'era in atto un 'fuggi-fuggi', visto che prima di me erano andati via 5/6 giocatori tra i più rappresentativi.

Conservo, comunque, ottimi ricordi dei miei calciatori e della piazza di Campofranco, che mi ha stimato fin da subito e che io stimo. Poi ho continuato a lavorare altrove, prendendo una squadra terzultima e facendo un grande girone di ritorno, con quasi il doppio dei punti conquistati rispetto a quelli fatti nel girone d'andata prima del mio arrivo, e chiudendo la stagione nei primi posti".

Cosa pensa dell'idea comune a molti che un allenatore che ha la sua età sia "acerbo" per allenare in Serie D?

"Questa è un'idea comune che abbiamo solo in Italia e più specificamente al sud. Penso che se un allenatore ha carisma, personalità e idee chiare, non conta quanti anni ha. In altre parti d'Europa, se un tecnico merita, gli danno l'incarico di allenare anche prime squadre ai più alti livelli professionistici.

Come avviene ad esempio in Inghilterra, in Francia e soprattutto in Germania. Meritocrazia, questo ci vuole, meritocrazia!

Una cosa simile vale per i giocatori: qui i classe '98-'99-2000, anche se validi vengono visti come troppo giovani e inesperti, mentre in altre parti d'Europa giocano titolari anche nelle competizioni europee. È un problema di mentalità, si dovrebbe guardare più al valore e meno all'età. Quando ho allenato in Svizzera, in Prima Lega Nazionale, non ho mai avuto problemi legati all'età, anzi era un merito in più che, nonostante la mia giovane età, allenassi già una prima squadra senza 'favoritismi' dall'esterno".

Mister, il presente? Alcuni rumors parlano di lei su panchine siciliane e non: può dirci qualcosa?

"Questi rumors possono farmi piacere, perché vuol dire che la mia professionalità, il mio lavoro e il continuo sacrificio vengono apprezzati dalla maggior parte degli addetti ai lavori. Molto spesso si parla solo di un tecnico che vince un campionato, io penso che un allenatore vincente è anche chi raggiunge l'obiettivo prefissato dalla società, perché in mano aveva un materiale che poteva raggiungere solo quell'obiettivo. Se un tecnico viene chiamato per salvare una squadra e ci riesce ha fatto il suo dovere, come chi vince il campionato avendo a disposizione una delle formazioni più forti. Detto questo, dopo 9 anni che alleno prime squadre senza essere mai stato esonerato e raggiungendo sempre i traguardi prefissati dalle società, e avendo vinto anche un trofeo professionistico nazionale in Svizzera, mi piacerebbe guidare anche un gruppo che punti anche ai vertici in un campionato; mi piacerebbe ancora di più alzare l'asticella, perché sono molto ambizioso.

Chi mi conosce lo sa".

Può farci il nome di qualche società che l'ha cercata?

"Negli ultimi mesi ho avuto qualche contatto concreto con due società importanti della Lombardia, e conto prima o poi di andare al Nord in un futuro prossimo. In Sicilia, invece, sono ben avviati due contatti con due squadre di Eccellenza e Promozione. Naturalmente non posso fare nomi, e altresì è ancora presto per fare una scelta definitiva. Darò priorità al progetto tecnico, alla categoria e al tipo di 'piazza' che mi verrà proposta. Tre aspetti fondamentali per fare bene in un lavoro in cui credo tanto".