La Juventus, ieri ha presentato alla stampa Adrien Rabiot, ultimo colpo a parametro zero di Paratici, considerato un affare da molti addetti ai lavori e tra questi c'è anche Michel Platini che, nell'intervista rilasciata a "La Gazzetta dello Sport", ha parlato dell'ex PSG e di altri temi caldi del calcio antico e moderno.

I francesi e la Juve

Ultimamente l'ex bianconero è salito agli onori della cronaca per la vicenda riguardante l'assegnazione dei mondiali al Qatar e mentre lui era preda di queste beghe giudiziarie, la dirigenza della Continassa ha trattato per accaparrarsi Rabiot un altro francese.

Il connubio Juve - Francia negli anni è stato sempre proficuo e lo dimostra lo stesso intervistato. All'epoca del suo approdo in bianconero, si conosceva poco la Vecchia Signora, poi forse anche grazie a lui questa è diventata famosa oltralpe. Rabiot è considerato dall'ex trequartista un giocatore importante che si annoia nel ruolo di regista perché predilige essere impiegato da mezzala in modo di avere l'opportunità di inserirsi in area e cercare il gol: "Un 8 vecchi tempi, una mezzala non un regista". In mediana c'è anche un altro francese che è Matuidi, visto da rumors di mercato in partenza. Per l'ex presidente della Uefa, è un bravo giocatore anche lui, ma la sua permanenza dipenderà dal nuovo allenatore.

Oggi il mondo del pallone è spaccata tra giochisti e risultatisti, ma per Platini questa dicotomia è inesistente perché tutti giocano per vincere. Per lui è inconcepibile che Cristiano Ronaldo o Giorgio Chiellini scendano in campo per puro divertimento. Massimiliano Allegri è stato allontanato perché accusato di non fare il bel gioco, ma secondo l'ex dirigente forse era finito solo il suo ciclo.

È ormai assodato che gli allenatori siano tutti ex, tranne alcuni come Ferguson.

I trascorsi

La Juve è in trattativa con l'Ajax per acquistare De Ligt, ma su questo giocatore non esprime alcun giudizio perché non lo conosce ed è scettico anche sul ritorno di Pogba. Ripensando al suo passato in bianconero, ha ricordato che in quegli anni si è trovato in una squadra con sei campioni del mondo e Boniek.

In quell'ambiente così passionale, lui ha portato un po' di leggerezza. Platini ha evidenziato che oggi per il 10 non c'è più lo spazio di un tempo e questa maglia ha preso il posto del 6 o dell'11. L'intervistato ai suoi tempi giocava dappertutto anche in difesa e poi bastava segnare per accontentare la dirigenza di allora: "Bastava far gol perché Boniperti e l'Avvocato non rompessero". L'anno scorso anche per l'ex dirigente Uefa sembrava quello giusto affinché la Juventus vincesse la Champions, ma in questo torneo bastano pochi minuti di impasse ed è finita.