Era il 3 settembre 1989 quando venne data la notizia della morte di Gaetano Scirea. Il "Campione buono", soprannominato così per il suo carattere umile, perse la vita a seguito di un incidente stradale in Polonia. Una tragedia che sconvolse il mondo del calcio, non solo quello bianconero.
A distanza di 30 anni dalla sua morte, il ricordo del numero 6 della Juventus è ancora vivo. Difficile spiegare oggi ai giovani chi era davvero Gaetano Scirea. Un fuoriclasse certamente, ma pure un uomo umile dal viso timido. Un esempio di capitano che oggi più che mai deve essere conosciuto dalle generazioni moderne.
Il Campione buono
Era il 3 settembre 1989, quando il giornalista Sandro Ciotti, durante la 'Domenica Sportiva', annunciava una notizia terribile. Gaetano Scirea, il campione del mondo 1982 e pilastro della Juventus è morto. Nello studio insieme a Ciotti in quel momento c'erano anche Marco Tardelli e Gigi Maifredi, amici del difensore bianconero.
L'ex difensore bianconero era stato vittima di un terribile incidente stradale in Polonia. Diventato da poco assistente tecnico di mister Dino Zoff, Scirea si era recato sul suolo polacco per veder giocare il Gornik Zabrze, una squadra contro cui la Juventus avrebbe dovuto competere in Coppa Uefa.
Al ritorno a casa, Scirea sarebbe dovuto andare a Varsavia così da prendere un volo per l'Italia: il calciatore doveva raggiungere la moglie Mariella e il figlio Riccardo che si trovavano a Andora, una località balneare della Liguria.
Così, scelse di fare il viaggio in auto. Un banale spostamento che si trasforma in tragedia. Era il 3 settembre 1989, quando l'auto su cui il campione juventino stava viaggiando viene tamponata da un furgone. Il colpo scatena un incendio in cui perdono la vita Scirea, l'interprete e l'autista che li stava accompagnando.
La notizia della morte fa in breve tempo il giro delle radio e televisioni, in Italia e non solo: tutti apprendono la scomparsa dell'ex campione, rimanendone increduli.
Ancora oggi, i suoi colleghi ricordano gli istanti e le emozioni che provarono quando udirono quelle parole.
L'ex capitano bianconero Beppe Furino racconta di non ricordare esattamente chi gli comunicò della morte di Scirea. All'inizio rimase incredulo, fino a quando non sopraggiunse la tristezza e un dolore immenso.
Anche Fulvio Collovati, lo stopper della Nazionale campione del mondo, rimase incredulo davanti alla scomparsa dell'amico.
Lui stesso ricorda Scirea come una persona taciturna, ma sul campo si trasformava. Lì guidava la squadra, proteggendo i suoi compagni come un angelo custode.
Il ricordo dopo 30 anni
Oggi la storia di Gaetano Scirea continua a vivere nei cuori di chi lo ha conosciuto, dei tifosi juventini e di tutti coloro che seguono il mondo del calcio. L'esempio di uno tra i più forti giocatori della storia, rimasto umile deve sempre essere mostrato alle generazioni di oggi.
Protagonista in campo di gesta importanti, senza mai sfociare in polemiche. Nessuna malizia, zero invidia, mai espulso: il perfetto giocatore che ogni allenatore vorrebbe in squadra. Il prototipo ideale a cui ogni bambino che rincorre un pallone dovrebbe ispirarsi.