Se Diego Armando Maradona avesse giocato nella Juventus, ora sarebbe ancora vivo: questa è l'idea espressa da Antonio Cabrini, ex calciatore azzurro che, con la nazionale, ha vinto i Mondiali del 1982. Secondo Cabrini l'ambiente Juventus lo avrebbe salvato negli anni successivi al ritiro, quelli in cui il compianto campione argentino è entrato nel tunnel delle dipendenze. Lex giocatore bianconero ha poi definito Maradona una "leggenda" e un avversario "gentiluomo".

'L'amore di Napoli tanto forte quanto malato'

Antonio Cabrini, durante una intervista rilasciata all'emittente locale IrpiniaTv, ha affermato che se Maradona avesse vestito i colori bianconeri ora non sarebbe morto: "Sarebbe ancora qui con noi se fosse venuto alla Juve".

L'ex calciatore ha poi voluto spiegare meglio queste sue parole, spiegando che non parla di società calcistiche ma bensì di ambiente. L'amore che Napoli ha rivolto al Pibe De Oro, secondo Cabrini, è stato tanto forte "quanto malato". Diego, con il suo arrivo a Napoli, si è caricato sulle spalle il peso di una squadra di calcio ma anche le "sorti di una interà città". Maradona, nato in un contesto sociale molto povero, si è ritrovato, secondo il bianconero, a giocare in una città con un ambiente simile a quello dal quale proveniva. Ciò lo ha spinto a impegnarsi molto, in quanto Diego "si è immedesimato in tutte le problematiche" di Napoli. Questo suo impegno, secondo l'idea dell'ex difensore azzurro, ha provocato nella città partenopea un vero e proprio cambiamento sociale.

'Maradona era Napoli e Napoli era Maradona'

Cabrini ha poi continuato l'intervista raccontando il Maradona calciatore: "Maradona, in campo, era disciplinato, corretto". Ciò perché, nonostante i difensori avversari erano soliti a marcarlo in modo molto pesante, lui "non si lamentava mai". Per questo il numero dieci argentino è stato un "avversario leale".

Negli anni in Campania, secondo il difensore, "Maradona era Napoli e Napoli era Maradona". Nonostante questo, comunque, nell'ambiente calcistico Diego "era un giocatore di tutti", un fenomeno percepito in quanto tale a prescindere dalla squadra per la quale giocava. Per tutti i colleghi, conclude Cabrini, Maradona "fu un esempio di generosità e di coraggio senza uguali.

Era un leader generoso, coraggioso, forte e irraggiungibile. Un ragazzo d'oro dal cuore grande".

Stefano Cenci, amico manager dell'ex campione argentino, ha intanto fornito maggiori dettagli sugli ultimi mesi di vita di Diego. Secondo quanto riferisce Cenci, si sarebbe lasciato morire, lasciandosi andare sia mentalmente che fisicamente. Stefano ha affermato, poi, che Diego "è sempre stato solo": tutti, infatti, hanno sempre pensato a Maradona e mai a Diego. "Diego calciatore era l'opposto del Diego persona", ha concluso l'amico.