Nostalgia canaglia, verrebbe da dire, citando un popolare brano portato al successo da Al Bano e Romina nel 1987. È un po' questa l'aria che si respira nell'ambiente Inter dopo il pareggio esterno con la Sampdoria in campionato e la sconfitta interna in Champions League con il Real Madrid. Due risultati poco soddisfacenti che hanno messo in risalto qualche imprecisione di troppo in attacco e, soprattutto, le prime battute a vuoto di Edin Dzeko e Joaquin Correa. E inevitabilmente, il pensiero corre alla concretezza dell'ex numero 9 nerazzurro, Romelu Lukaku.

Lukaku ha segnato tre reti nelle ultime due partite contro Aston Villa (doppietta in Premier League) e Zenit (goal decisivo in Champions League). I suoi "eredi" all'Inter, Dzeko e Correa, sono rimasti a secco. Lautaro Martinez ha scritto il suo nome nel tabellino dei marcatori durante la gara con la Samp.

Comincia a preoccupare l'imprecisione che stanno palesando i terminali offensivi della squadra di Simone Inzaghi, che anche contro il Real Madrid (com'era accaduto a Marassi domenica 12 settembre) ha creato delle occasioni importanti e potenzialmente pericolose, ma le ha sprecate. Alla fine, al minuto numero 89, è stata punita dai Blancos con la marcatura di Rodrygo che ha condannato l'Inter all'ennesima delusione in Champions.

Dzeko e Correa: serve più 'cattiveria' sotto porta

Durante Inter-Real Madrid pare che dagli spalti di San Siro qualche tifoso, di fronte alle occasioni sciupate dagli attaccanti, abbia cominciato a dire che se ci fosse stato Lukaku di certo avrebbe sbloccato il risultato. Se è vero che "gli assenti hanno sempre ragione", è pur vero che le ultime prestazioni di Dzeko e Correa non hanno convinto molto.

Il centravanti bosniaco ha esordito con goal alla prima in Serie A con la maglia nerazzurra nel 4-0 rifilato al Genoa. Il collega argentino è stato invece decisivo con la sua doppietta a Verona che ha permesso a Handanovic e compagni di ribaltare il vantaggio iniziale degli scaligeri (Lautaro aveva firmato il pareggio) e di fissare il risultato finale sul 3-1.

Dunque, l'Inter con le sue mosse di mercato sembrava aver trovato la quadra per non rimpiangere troppo Lukaku, e invece quanto accaduto di recente ha fatto sorgere qualche preoccupazione.

Durante il match con il Real Madrid, Dzeko ha continuato a giostrare come pivot basso (lasciando a Lautaro il compito di giocare più vicino all'area di rigore) ma al 44° del primo tempo ha sciupato una buona opportunità su azione di Perisic. Col passare del tempo, probabilmente i 35 anni e le fatiche accumulate negli ultimi giorni hanno cominciato a pesare sull'ex Roma. Simone Inzaghi l'ha lasciato in campo per tutta la partita, ma il bosniaco ha palesato una certa stanchezza e, nei momenti topici della sfida, quando c'era bisogno di lottare per far salire la squadra, non ci è riuscito.

Una caratteristica questa, fondamentale nell'Inter di Lukaku.

E Correa? La doppietta al Verona forse aveva illuso un po' troppo. Entrato a partita in corso sia contro la Samp che con il Real, il "Tucu" ha mostrato i suoi limiti: talento ma scarsa concretezza. In Champions League Inzaghi lo ha mandato in campo al posto di Lautaro Martinez, sperando che la sua freschezza ed energia potessero dare nuova linfa al reparto offensivo nerazzurro, ma così non è stato. La prestazione dell'ex Lazio è stata impalpabile e il suo apporto ai compagni (quasi) inesistente.

Nota finale per Lautaro Martinez: classe e talento sono fuori discussione, eppure il "Toro" anche contro il Real Madrid, quando è stato poco preciso al 19° minuto con la sua incornata su assist di Perisic, ha confermato che gli manca ancora quel "killer instinct" tipico dei grandi bomber.

In vista del prossimo impegno di Serie A col Bologna (sabato 18 settembre alle ore 18) e della gara già importante con lo Shakhtar del 28 settembre, Lautaro Martinez, Edin Dzeko e Joaquin Correa devono riuscire a dare delle risposte concrete.

È fondamentale che l'Inter possa tramutare in goal le occasioni create, perché gli sprechi nel calcio non pagano, anzi puniscono come è accaduto soprattutto in Champions League. A Londra, intanto, Lukaku macina goal e trascina il Chelsea alla vittoria: nostalgia canaglia.