La Serie A si prepara a una svolta storica in vista della prossima stagione: per la prima volta negli organici arbitrali di Serie A e Serie B figurerà una donna, si tratta della 32enne livornese Maria Sole Ferrieri Caputi. Le stessa era già stata la prima ad arbitrare, nel dicembre 2021, una squadra di massima serie durante la sfida di Coppa Itala tra Cagliari e Cittadella.

'Sarà per merito e non un privilegio', così il presidente AIA Alfredo Trentalange

Il curriculum di Ferrieri Caputi parla da sé. Diventata già arbitro internazionale nel 2019, ancor prima di essere promossa alla CAN C, ha arbitrato due incontri delle qualificazioni ai mondiali di calcio femminile.

Il 1 settembre 2020 viene definitivamente promossa in Serie C, esordendo in campionato l'8 novembre. Le prestazioni convincenti e autorevoli le permettono anche di divenire la quarta donna a dirigere un incontro maschile in Serie B, dopo che pochi mesi prima aveva diretto il suo primo match la collega Maria Marotta. Questo fino all'esordio, già citato, in Coppa Italia.

Pochi giorni fa poi ha fatto una prestazione maiuscola nella semifinale di andata dei playoff di Serie C tra FeralpiSalò e Palermo, prima storica gara di Serie C con l'ausilio del VAR. In seguito è arrivato l'annuncio del presidente Alfredo Trentalange, a margine di un incontro a Coverciano, che ha elogiato così l'arbitro livornese: "Sarà per merito e non un privilegio.

Il mondo degli arbitri ha bisogno di belle storie". Tutto ciò avviene a breve distanza dall'annuncio della partecipazione tre arbitri donna per i Mondiali in Qatar, ossia Stephanie Frappart, Salima Mukansanga e Yoshimi Yamashita.

Una carriera brillante tra università, lavoro e calcio

Oltre alla necessaria gavetta per arrivare dov'è adesso a livello calcistico, Ferrieri Caputi ha alle spalle una lunga e proficua carriera universitaria.

Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università di Pisa, ha completato poi con una magistrale in Sociologia alla storica Università di Firenze. Attualmente è ricercatrice presso l'Associazione per gli Studi Internazionali e Comparati sul Diritto del lavoro e sulle Relazioni Industriali, nonché contemporaneamente dottoranda all'Ateneo universitario di Bergamo.

Insomma, una carriera improntata prima di tutto sulla crescita personale e lavorativa, ma che non hanno permesso alla ragazza livornese di sviluppare un percorso parallelo nel mondo dell'arbitraggio, fino ad arrivare ad essere la prima a calcare i palcoscenici del massimo campionato italiano.

Ha le idee chiare anche sulla questione linguistica: "Non chiamatemi arbitra, ma arbitro. Novanta volte su cento quando mi dicono 'arbitra' è per sottolineare che sono una donna. Quindi preferisco arbitro. Credo che quando non ci sarà più l’esigenza di sottolinearlo, allora vorrà dire che ci sarà davvero parità".