Nonostante il disprezzo espresso nei confronti dei meri giochi di potere e delle questioni politiche, Jorge Mario Bergoglio resta comunque un leader politico tra i più influenti del mondo. Forse questo aspetto del Santo Padre sfugge alla maggior parte di fedeli che fanno tesoro dei suoi consigli di natura spirituale, ma non alla Nsa (National Security Agency), in questi giorni al centro dello scandalo Datagate.
Nel numero di Panorama in edicola domani, si avanza l'ipotesi che anche Papa Francesco sia stato tenuto sotto controllo dal servizio di intelligence statunitense, aggiungendo alla lista di leader mondiali spiati una presenza d'eccezione.
Nel dettaglio, viene presa in considerazione l'eventualità che, alla vigilia del conclave riunitosi nel marzo 2013, le comunicazioni da e per la Domus Internationalis Paolo VI, in cui alloggiavano Bergoglio e altre personalità ecclesiastiche, siano state monitorate dalla Nsa, con il sospetto che le intercettazioni riguardino personalmente l'allora cardinale argentino.
Se da un lato Padre Federico Lombardi, portavoce del Santo Ufficio, si dichiara sereno e garantisce di non nutrire preoccupazioni in merito alla vicenda, dall'altro non stupisce che qualcuno menzioni i dossier Wikileaks, che indicavano l'attuale Papa come bersaglio dell'intelligence Usa già dal 2005.
Vanee Vanes intanto, portavoce della Nsa, ha seccamente smentito le ipotesi avanzate dalla stampa italiana, ma sicuramente la vicenda, che sta sconvolgendo gli equlibri diplomatici tra gli Stati Uniti e le maggiori potenze economiche mondiali, verrà approfondita nelle sedi e nelle modalità appropriate.